«Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. […] Fate morire dunque ciò che appartiene alla terra: impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria.» (Col 3,1-5.9-11)
«Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». (Lc 12,13-21)
Questa domenica la pagina del Vangelo si apre con una scena tristemente sempre attuale: due fratelli che litigano per l’eredità. Per la precisione, la richiesta di colui che si rivolge al Maestro fa capire che uno dei fratelli si è accaparrato tutta l’eredità lasciando l’altro senza ciò che gli spetta.
Gesù si rifiuta di intervenire e così dare importanza a queste beghe; non sono queste le cose veramente importanti della Vita: anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede. Sia chiaro: appropriarsi indebitamente dei beni della terra sottraendoli a colui al quale apparterrebbero, significa rubare e chi se ne macchia dovrà renderne conto. Il Maestro, però, ci esorta a evitare quella cupidigia che è idolatria: affidare la propria speranza di Vita all’idolo della ricchezza.
Oggi, infatti, la Parola ci esorta a rivolgere il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Sono queste, infatti, a rimanere per sempre. Sono queste che danno pienezza alla nostra Vita. Non lasciamoci ingannare: i soldi non saziano, non danno pienezza alla nostra vita: più se ne hanno e più se ne vogliono avere!
Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti! Ieri Papa Francesco nella veglia della Giornata Mondiale della Gioventù ha ricordato ai giovani e a noi che « non siamo venuti al mondo per “vegetare”, per passarcela comodamente, per fare della vita un divano che ci addormenti; al contrario, siamo venuti per un’altra cosa, per lasciare un’impronta. È molto triste passare nella vita senza lasciare un’impronta. Ma quando scegliamo la comodità, confondendo felicità con consumare, allora il prezzo che paghiamo è molto ma molto caro: perdiamo la libertà. Non siamo liberi di lasciare un’impronta. Perdiamo la libertà. Questo è il prezzo. E c’è tanta gente che vuole che i giovani non siano liberi; c’è tanta gente che non vi vuole bene, che vi vuole intontiti, imbambolati, addormentati: ma mai liberi! No, questo no! Dobbiamo difendere la nostra libertà!»
Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. La parola di Dio di questa domenica ci esorta a ricordarci che il tempo della nostra vita è limitato: «Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti, ma quasi tutti sono fatica, dolore; passano presto e noi ci dileguiamo.» (Sal 89,10). È questa consapevolezza la sapienza del cuore che chiediamo nel salmo responsoriale di oggi. Abbiamo un tempo limitato per fare “frutti di vita eterna”, per iniziare a vivere quella Vita piena di senso che andrà di pienezza in pienezza per l’eternità.
Guardandoci, allora, da ogni cupidigia e pigrizia, ascoltiamo la Voce del Maestro e, vivendo quel progetto d’amore che il Padre da sempre ha pensato per noi, facciamo della nostra vita un capolavoro.
Fr. Marco