«Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso.» (Eb 11,8.11-12.17-19)
«Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: “Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore” – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.» (Lc 2,22-40)
Questa domenica, festa della Santa Famiglia, la Parola, dopo averci presentato nelle messe di Natale Gesù come Luce e portatore di Pace, ci presenta come questa luce e pace si realizzano nel nucleo fondamentale della Chiesa: la famiglia.
Nel Vangelo, infatti, ci viene presentata la famiglia di Nazareth. Il primo dato che emerge è l’obbedienza alla legge del Signore: la consacrazione al Signore del primogenito e la purificazione rituale della Madre. Per bocca del giusto Simeone, poi, scopriamo che neanche a Maria Santissima, la benedetta fra le donne, verrà risparmiata la sofferenza: « … anche a te una spada trafiggerà l’anima» (l’inno delle Lodi mattutine definisce la sacra famiglia “esperta nel soffrire”). La Pace che viene a portare Gesù, infatti, non è assenza di tribolazioni, ma una capacità di affrontarle con l’obbedienza fiduciosa animata dall’Amore; quell’amore che vince il mondo e che riempie di una forza invincibile.
È proprio l’obbedienza fiduciosa la tematica fondamentale di questa liturgia della Parola. Un’obbedienza a cui corrisponde la fedeltà di Dio. La prima e la seconda lettura ci presentano, infatti, la figura di Abramo che obbedisce e si mette in cammino per strade sconosciute e, proprio quando pensa di avere perso tutto, fa l’estremo atto di fiducia (Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia) e riceve quella discendenza che umanamente gli era preclusa.
È nella famiglia obbediente al progetto di Dio, nella comunione d’amore che si apre alla fecondità, che si manifesta la fedeltà di Dio all’uomo; quella fedeltà che diventa speranza di un futuro e pienezza di vita.
Oggi, però, la Famiglia è in pericolo. La crisi economica e le tendenze sociali e politiche minacciano la famiglia fin dal suo nascere (si ha sempre più paura di sposarsi e fare figli). Slogan come: “Tutto attorno a te!”, “Tu vali!” ecc., inoltre, sono spie di una cultura edonistica in cui il piacere individuale, lo “stare bene”, è divenuto l’unico criterio delle scelte della nostra vita. Spinti da questa esigenza (che, nei giusti limiti, ha la sua legittimità), facciamo spesso scelte che ci rovinano la vita e, inseguendo un miraggio (magari convinti che quest’uomo/donna e finanche questo figlio sono la causa del nostro stare male), soffriamo e siamo causa di sofferenza. Quanti innocenti sacrificati al nostro egoismo, alla nostra egolatria alla nostra pretesa di benessere!
La Parola di Dio di oggi ci presenta il modo per salvare la famiglia: l’obbedienza fiduciosa che si mette in cammino non confidando nelle proprie forze e sulle proprie certezze, ma sull’obbedienza alla Parola. Anche per noi il modo per salvare la famiglia resta l’obbedienza alla Parola di Dio.
La festa della Santa Famiglia fa sì che ciascuno si ritrovi in qualcuno dei suoi protagonisti: i padri potranno rispecchiarsi in San Giuseppe, le madri in Maria, i figli in Gesù. È nella famiglia, infatti, come ci ricorda Papa Francesco, che si riscopre l’autentica immagine di Dio: «L’immagine di Dio è la coppia matrimoniale: l’uomo e la donna; non soltanto l’uomo, non soltanto la donna, ma tutti e due. Questa è l’immagine di Dio: l’amore, l’alleanza di Dio con noi è rappresentata in quell’alleanza fra l’uomo e la donna. Siamo creati per amare, come riflesso di Dio e del suo amore. Nell’unione coniugale l’uomo e la donna realizzano questa vocazione nel segno della reciprocità e della comunione di vita piena e definitiva. Quando un uomo e una donna celebrano il sacramento del Matrimonio, Dio si “rispecchia” in essi, imprime in loro i propri lineamenti e il carattere indelebile del suo amore. Il matrimonio è l’icona dell’amore di Dio per noi» (2 aprile 2014)
Nella domenica della Santa Famiglia, infine, emblematiche sono anche le figure profetiche di Anna e Simeone. Anche la famiglia in quanto tale è profezia per l'umanità, perché, come ci ricorda S. Giovanni Paolo II, «l'avvenire dell'umanità passa attraverso la famiglia».
La santa Famiglia di Nazareth spinge a cercare il criterio del successo della vita familiare nell’obbedienza alla Parola, nell'esercizio dell'amore, nel continuo superamento del proprio egoismo. Un amore che ben conosce il sacrificio personale, la spada che ti trapassa l'anima. La profezia di Simeone a Maria si avvererà sotto la croce, dove Maria, pietrificata, stava, in piedi, a nome di tutta l'umanità.
Quest’oggi, allora, preghiamo insieme perché ogni famiglia trovi la forza di vivere ogni giorno l’Amore vero che viene da Dio e, superando le difficoltà che la vita non risparmia a nessuno, costruisca ogni giorno la comunione e la pace.
Fra Marco.