Amore Contro
  • Blog
  • Amore Contro - Eros Ramazzotti
  • Contact

I miei pensieri non sono i vostri pensieri

22/9/2017

0 Commenti

 
Foto
«Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore.» (Is 55,6-9)

«Comportatevi dunque in modo degno del vangelo di Cristo.» (Fil 1,20-24.27)

«“Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”» (Mt 20,1-16)

La Parola di Dio questa domenica, XXV del tempo per annum, ci ricorda che i pensieri di Dio non sono i nostri pensieri: la Sua giustizia misericordiosa sovrasta la nostra come il cielo sovrasta la terra.
La parabola evangelica odierna esemplifica bene la distanza tra i pensieri e la giustizia di Dio e quelli nostri. Il Maestro prende le mosse da un evento abbastanza comune: un proprietario terriero che, nel periodo della vendemmia, va in cerca di operai durante tutto il corso della giornata. I primi vengono assunti all’alba; gli ultimi, dopo essere stati rimproverati per essere rimasti oziosi tutta la giornata, vengono mandati nella vigna “verso le cinque”. Con i primi si concorda la paga di un denaro, agli altri viene promesso quello che è giusto.
La sorpresa arriva al momento di pagare gli operai: ricevono tutti l’identica paga di un denaro. Gli “operai della prima ora” a questo punto insorgono pensando di essere stati defraudati: coloro che hanno lavorato un’ora soltanto vengono trattati come loro che hanno sopportato il peso di una giornata; ciò non è secondo giustizia, loro meritano di più!
È qui che si manifesta la grande distanza tra i pensieri di Dio e i nostri pensieri, tra la Sua giustizia e la nostra: noi giudichiamo in ragione del merito, abbiamo una “logica servile”: lavoro per essere “pagato”, faccio ciò che devo fare per la ricompensa; più e meglio lavoro, più ricompensa merito. Se ci pensiamo un attimo, però, il “padrone della vigna” non viola la "giustizia umana": ai primi viene dato quanto concordato. Il Padre, tuttavia, non misura il merito, ma il bisogno; non ci considera salariati, ma figli! Proprio perché ci ama come figli, non vuole farci mancare ciò che è necessario.
Quante volte anche noi, come i farisei, pensiamo di essere creditori nei confronti del Signore, di meritarci il suo amore. Quante volte anche noi, come i farisei, ci permettiamo, dall’alto della nostra presunta giustizia, di condannare i fratelli; di additarli come indegni di ricevere l’amore del Signore.
“… nessuno ci ha presi a giornata” Vorrei soffermarmi brevemente su questa risposta degli “operai dell’ultima ora” al rimprovero del padrone. Si trovano oziosi perché ancora non avevano incontrato il padrone. Appena lo incontrano anch’essi vanno nella vigna e si mettono al lavoro. Chissà quanti nostri fratelli “lontani” si trovano in quella condizione perché ancora non hanno incontrato il Signore; e magari proprio per colpa nostra che non siamo stati testimoni credibili!
Comportatevi dunque in modo degno del vangelo di Cristo Questa esortazione di Paolo, con cui si conclude la seconda lettura, vale soprattutto per gli “operai della prima ora” chiamati ad annunciare la buona notizia del vangelo e a conformare la loro mentalità ai pensieri e alla giustizia misericordiosa di Dio e, sull’esempio di Paolo, a lavorare con frutto anelando solo alla comunione con Cristo.
Misericordioso e pietoso è il Signore Così abbiamo pregato nel salmo responsoriale. Smettiamo, quindi, di condannare i fratelli lontani, in situazioni di irregolarità; facciamoci strumenti della misericordia del Padre perché i “lontani”, gli “oziosi”, possano incontrare il Signore, sentirsi amati e chiamati alla comunione; perché lascino le vie di morte e possano ricevere quella Vita piena di cui tutti abbiamo bisogno.
Fr. Marco

0 Commenti

Ricordati della fine e smetti di odiare

16/9/2017

0 Commenti

 
Foto
«Perdona l’offesa al tuo prossimo e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati. Un uomo che resta in collera verso un altro uomo, come può chiedere la guarigione al Signore? Lui che non ha misericordia per l’uomo suo simile, come può supplicare per i propri peccati?» (Sir 27,33 – 28,9)

«Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore.» (Rm 14,7-9)

«“Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?”. E Gesù gli rispose: “Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.”» (Mt 18,21-35)

In questa XXIV domenica del tempo per annum, Gesù, dopo averci insegnato domenica scorsa il dovere della correzione fraterna, ci insegna l’esigenza del perdono reciproco. Alla correzione segue il perdono, dare al fratello una nuova possibilità.
Il perdono, infatti, non è dimenticanza che spesso significa non voler guardare in faccia la realtà. Il perdono non è debolezza, e cioè non tener conto di un torto per paura del più forte che l’ha commesso. Il perdono non consiste nell’affermare senza importanza ciò che è grave, o bene ciò che è male. Il perdono non è indifferenza.
Il perdono è un atto di volontà e di lucidità, quindi di libertà, che consiste nell’accogliere il fratello e la sorella così com’è, nonostante il male che ci ha fatto, come Dio accoglie noi peccatori, nonostante i nostri difetti. Il perdono consiste nel non rispondere all’offesa con l’offesa, ma nel fare quanto ci dice S. Paolo: «Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male». Il perdono consiste nel donare al fratello che ha sbagliato la possibilità di un nuovo rapporto con te, la possibilità quindi per lui e per te di ricominciare la vita, di far sì che il male non abbia l’ultima parola.
Settanta volte sette. Un numero simbolico che indica la sovrabbondanza, il perdono illimitato. Pietro forse pensava di essere stato generoso nel perdonare “sette volte”: sette è il numero della pienezza, ma una pienezza finita, che ha un limite. Il Maestro, chiede, invece, che il perdono sia illimitato, come quello che il Padre è disposto a concederci. Interessante, poi, che alcuni codici riportino “settantasette volte” con un chiaro riferimento a Gen 4,24: «Sette volte sarà vendicato Caino, ma Lamech settantasette». Lì dove l’uomo cerca la vendetta, il Signore chiede il perdono.
La parabola che segue spiega anche il motivo del perdono: siamo del Signore, come ci ricorda oggi san Paolo nella seconda lettura, e a lui dobbiamo rendere conto delle nostre incorrispondenze, delle nostre ingratitudini … dei nostri peccati. Se prendessimo davvero coscienza di tutto l’amore che il Signore ogni giorno ci dona e delle nostre incorrispondenze, non potremmo che riconoscerci nel servo debitore di diecimila talenti che è impossibilitato a restituire. Gesù, nel Padre Nostro, ci ha insegnato a chiedere ogni giorno «rimetti a noi i nostri debiti». È il motivo per il quale cominciamo ogni nostra celebrazione con l’atto penitenziale, chiedendo perdono al Signore di tutti i nostri peccati.
«… come noi li rimettiamo ai nostri debitori» Come possiamo, tuttavia, chiedere al Signore di perdonarci se noi non siamo disposti a fare altrettanto con il nostro fratello? È ciò che si chiede l’autore del libro del Siracide: «Lui che non ha misericordia per l’uomo suo simile, come può supplicare per i propri peccati?».
Accogliamo, allora l’insegnamento di Gesù e perdoniamoci a vicenda di vero cuore per potere ricevere il perdono del Padre.
Ci stiamo preparando alla festa di S. Pio da Pietrelcina e voglio concludere con un aneddoto della sua vita. 
Si racconta che una volta un giovane andò a confessarsi da Padre Pio. Dopo aver fatto la sua lunga confessione generale, tra lacrime di compunzione e di gioia, il Santo cappuccino gli disse: «Figlio mio, il Signore ti vuol bene, un gran bene: nella sua infinita misericordia, ti ha perdonato tutti i peccati della tua vita passata. Ricordati sempre di questa grazia. Ora va' e fai anche tu lo stesso: sii generoso con il Signore e con gli altri».
Fr. Marco

0 Commenti

Io ti ho posto come sentinella

9/9/2017

0 Commenti

 
Foto
«O figlio dell’uomo, io ti ho posto come sentinella per la casa d’Israele. … Se io dico al malvagio: “Malvagio, tu morirai”, e tu non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te.» (Ez 33,1.7-9)

«Fratelli, non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge. … La carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è la carità.» (Rm 13,8-10)

«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello … se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà.» (Mt 18,15-20)

​La Parola di Dio di questa domenica, XXIII del tempo per annum, ci presenta un modo particolare di vivere l’amore vicendevole, la carità che è la pienezza della Legge: la correzione fraterna, quella correzione, cioè, che si fa per amore del fratello avvisandolo che sta sbagliando, che si sta perdendo, perché ritorni sui suoi passi e si salvi.
Come abbiamo ascoltato nella prima lettura, il Signore richiama il profeta Ezechiele alla sua responsabilità nei confronti della rovina del malvagio che non desiste dalla sua condotta malvagia perché questa non gli è stata rimproverata. Il malvagio morirà per la sua iniquità, ma della sua morte sarà domandato conto al profeta che non ha compiuto il suo dovere di parlare come inviato di Dio.
Oggi, nella Nuova ed Eterna Alleanza, tutti i cristiani, conformati a Cristo nel Battesimo, siamo unti Re, Sacerdoti e Profeti. Ne consegue che ogni battezzato è chiamato ad ascoltare e annunciare ai fratelli la Parola di Dio perché si salvino. Dinanzi ad un fratello che pecca, che fa ciò che è male agli occhi di Dio, il cristiano non può “farsi i fatti suoi”; sarebbe colpevole di omissione, non avrebbe vissuto il vero amore per il fratello disinteressandosi della sua rovina.
È questo il senso della “correzione fraterna” che è tale solo se mossa dall’amore, dal desiderio di guadagnare il fratello, non di umiliarlo (esaltando, magari, la nostra “giustizia”); né per vendicarsi di presunti torti subiti. Il fratello va corretto per amore e con amore. A fondamento della nostra correzione quindi deve esserci quella carità che non fa alcun male al prossimo. Siamo chiamati ad essere sentinelle, custodi dei nostri fratelli, non “accusatori”. L’accusatore è il diavolo (Cfr. Ap 12,10) che vuole la rovina degli uomini, la loro disperazione.
Va’ e ammoniscilo fra te e lui solo. È questa la differenza pratica e visibile tra accusatore e custode: l’accusatore è pronto ad additare gli errori, ma ne parla sempre in terza persona, con gli altri, non con il fratello che sbaglia. Il discepolo di Cristo, invece, custode del proprio fratello, non ha alcuna intenzione di lederne il buon nome e, quando lo vede sbagliare, lo ammonisce con amore e discrezione. Non dimentichiamo che lo scopo della correzione è sempre e solo guadagnare il fratello. Anche gli altri due passaggi che il Vangelo oggi ci indica (i testimoni e la comunità) sono ordinati a questo scopo: convincere il fratello del proprio errore perché si converta. L’ultimo passaggio, infine, Sia per te come il pagano e il pubblicano, è l’extrema ratio per “scuotere” il fratello e correggerlo: rendere visibile che il suo comportamento lo pone fuori dalla comunità ecclesiale. Il pagano e il pubblicano, inoltre, sono coloro ai quali si indirizza l’annuncio missionario: “convertitevi, il regno dei Cieli è vicino”.
Se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo … Penso che sia importante sottolineare che l’insegnamento sulla correzione fraterna si conclude con l’annuncio che la preghiera concorde sarà esaudita. Dinanzi al peccatore impenitente, che non vuole convertirsi e, quindi, si pone fuori dalla Chiesa, ai discepoli di Cristo rimane sempre la possibilità della preghiera per guadagnare il fratello. Il Signore li esaudirà.
Ti ho posto come sentinella Vorrei concludere ricordando che questo ruolo di custode e sentinella è di ogni cristiano nel luogo in cui vive, ma anche della Chiesa nel suo insieme. La società attuale vorrebbe relegare la vita di fede ad un fatto privato, da vivere nel nascondimento: “Puoi vivere e credere come ti piace, purché lo faccia a casa tua!”. La Chiesa (in particolare il magistero) spesso è stata accusata di ingiusta ingerenza se annuncia che alcuni comportamenti, che la società vorrebbe fare passare per normali e “giusti”, sono contrari alla Verità, sono malvagi. Penso, per esempio, all’aborto, all’eutanasia, alla eugenetica, al modo di vivere la propria sessualità sganciata dalla verità inscritta nella creazione … Siamo chiamati ad annunciare ciò che ascoltiamo dalla Parola, non possiamo tacere. Ce ne verrà chiesto conto.
Fr. Marco

0 Commenti

Chi vuole salvare la propria vita, la perderà

2/9/2017

0 Commenti

 
Foto
«Nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo.» (Ger 20,7-9)

«Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare.» (Rm 12,1-2)

«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.» (Mt 16,21-27)

​Questa domenica, XXII del tempo per annum, la Parola ci chiede di rinnovare il nostro modo di pensare, di non conformarci al modo di pensare del “mondo”, per metterci alla sequela di Gesù. È impossibile, infatti conciliare la logica di Dio e la logica del mondo. Non c’è bisogno di dire che la Scrittura intende per “mondo” tutto ciò che in noi si oppone a Dio.
La “logica del mondo” mi insegna che “tutto gira intorno a me”, che “io valgo”, che “devo stare bene”. Per quanto riguarda la sofferenza, poi, come Pietro, afferma: “questo non ti accadrà mai!”. Per questa ragione la sequela di Cristo richiede il rinnegamento di sé: se scegliamo di seguire Cristo, dobbiamo smettere di seguire il nostro io.
Nella “logica del mondo”, gli altri trovano posto solo finché “mi servono”, finché mi gratificano. È la logica dell’egoismo e dell’edonismo: un disordinato amore di sé che cerca sempre ciò che mi fa “stare bene”, piuttosto che ciò che è Bene. Una ricerca destinata al fallimento. Facciamo l’esperienza, infatti, che più mettiamo il nostro io al centro cercando di essere felici, magari a scapito di qualcun altro, più scopriamo di essere degli infelici.
I “potenti di questo mondo” ce ne danno la dimostrazione: uomini insaziabili (e quindi “poveri” a prescindere da quanti beni possano avere), affannati ad inseguire l’eterna giovinezza e l’immortalità. Dei poveracci che rischiano di fallire la vita. Possono pensare di avere tutto, ma non hanno l’essenziale, l’unica cosa che conta: Amare ed essere Amato. Spesso, infatti, scoprono che accanto a loro non hanno fratelli che amano e dai quali si sentono amati, ma persone che usano e che, a loro volta, vogliono usarli. Avendo posto nella bellezza, nel potere e nella ricchezza la loro vita, quando verrà il momento di lasciare questo mondo (e prima o poi viene per tutti!), se ne andranno infelici e maledetti da coloro che prendono il loro posto: “poteva lasciare di più!” (vedi S. Francesco nella Lettera ai fedeli, FF 205).
A fronte di questa logica che pone nel proprio io il centro dell’esistenza, la logica del vangelo mi insegna a mettere il tu di Dio e del fratello al centro della mia vita; mi insegna a cercare al di sopra di tutto il Regno dei Cieli, cioè a fare regnare Dio nella mia vita; mi insegna che una vita vissuta “per me” è una vita sprecata e che solo una vita vissuta “per te” è degna di essere vissuta e risulta essere una vita bella e piena di senso. Se, egoisticamente, inseguiamo la nostra felicità, infatti, non la raggiungeremo mai; se, però, ci impegniamo a fare felice chi ci sta accanto, allora sì che otterremo anche la nostra vera felicità. 
Rinnegare se stesso, quindi, significa imparare a fare spazio in noi alla logica del Vangelo, alla volontà di Dio; significa imparare a fare spazio ai bisogni di chi ci sta accanto, imparare la logica dell’amore che non rifiuta di soffrire, di salire sulla croce, per colui che ama. Gesù ci ha mostrato questa via; ci ha mostrato che la croce non ha l’ultima parola.
Impariamo a fare della nostra vita, un’offerta a Dio e ai fratelli; impariamo ad offrire a Dio anche le inevitabili sofferenze che la vita porta con se, a viverle per amore Suo. Impariamo, infine, a perdere la nostra vita per Dio, amando Lui e i fratelli più del nostro io: solo questa è la via per Vivere veramente.

Fr. Marco

0 Commenti

    Mi presento ...

    Fra Marco. Frate cappuccino e sacerdote. Sono un sognatore, se per sognatore si intende chi cerchi un mondo dove sia l’Amore, quello vero, la regola delle relazioni. Credo che l’amore sia quella forza capace di cambiare il mondo attorno a noi per farlo diventare migliore… in ogni senso 
    Ho preso il nome del blog dal titolo di una canzone di Eros Ramazzotti, perchè amo la musica italiana, specialmente quella che è poesia.
    Forse perchè mi piace sognare, amo il genere Fantasy, quel mondo in cui, al di là dell’ambientazione favolistica, sono i valori che regolano le azioni e le scelte e che compiono la vera magia… Pax

    Archives

    Settembre 2018
    Agosto 2018
    Luglio 2018
    Giugno 2018
    Maggio 2018
    Aprile 2018
    Marzo 2018
    Febbraio 2018
    Gennaio 2018
    Dicembre 2017
    Novembre 2017
    Ottobre 2017
    Settembre 2017
    Agosto 2017
    Luglio 2017
    Giugno 2017
    Maggio 2017
    Aprile 2017
    Marzo 2017
    Febbraio 2017
    Gennaio 2017
    Dicembre 2016
    Novembre 2016
    Ottobre 2016
    Settembre 2016
    Agosto 2016
    Luglio 2016
    Giugno 2016
    Maggio 2016
    Aprile 2016
    Marzo 2016
    Febbraio 2016
    Gennaio 2016
    Dicembre 2015
    Novembre 2015
    Ottobre 2015
    Settembre 2015
    Agosto 2015
    Luglio 2015
    Giugno 2015
    Maggio 2015
    Aprile 2015
    Marzo 2015
    Febbraio 2015
    Gennaio 2015
    Dicembre 2014
    Novembre 2014
    Ottobre 2014
    Settembre 2014
    Agosto 2014
    Luglio 2014
    Giugno 2014
    Maggio 2014
    Aprile 2014
    Marzo 2014
    Febbraio 2014
    Gennaio 2014
    Dicembre 2013
    Novembre 2013
    Novembre 2012

    Categories

    Tutto
    Commento Alla Parola
    Novena Di Natale
    Parola Di Vita
    Personaggi
    Riflessioni

    Feed RSS

Fornito da Crea il tuo sito web unico con modelli personalizzabili.
  • Blog
  • Amore Contro - Eros Ramazzotti
  • Contact