«Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare.» (Rm 12,1-2)
«“Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!”. Allora Gesù disse ai suoi discepoli: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.”» (Mt 16,21-27)
In questa XXII domenica la Parola ci invita alla conversione e alla sequela. Ci chiede di rinnovare il nostro modo di pensare, di non conformarci al modo di pensare del “mondo”. La logica del mondo e la logica di Dio, infatti, sono inconciliabili. È superfluo dire che la Scrittura intende per “mondo” tutto ciò che in noi si oppone a Dio. È per questa ragione che la sequela di Cristo richiede il rinnegamento di sé: se scegliamo di seguire Cristo, dobbiamo smettere di seguire il nostro io.
La “logica del mondo” mi insegna che “tutto gira intorno a me”, che “io valgo”, che “devo stare bene”. Per quanto riguarda la sofferenza, poi, come Pietro, afferma: “questo non ti accadrà mai!”.
Gli altri, in questa logica, trovano posto solo finché mi servono per il mio piacere, finché mi gratificano. È la logica dell’egoismo e dell’edonismo: un disordinato amore di sé che cerca sempre ciò che mi fa “stare bene”, piuttosto che ciò che è Bene. Una ricerca destinata al fallimento. Più mettiamo il nostro io al centro cercando di essere felici, magari a scapito di qualcun altro, più scopriamo di essere degli infelici.
Guardiamo ai potenti di questo mondo: uomini insaziabili (e quindi “poveri” a prescindere da quanti beni possano avere), affannati ad inseguire l’eterna giovinezza e l’immortalità. Dei poveracci che rischiano di fallire la vita: possono pensare di avere tutto, ma non hanno l’essenziale, l’unica cosa che conta: l’essere amato e l’amare. Attorno, infatti, non hanno fratelli che amano e dai quali si sentono amati, ma persone che usano e che, a loro volta, vogliono usarli. Avendo posto nella bellezza, nel potere e nella ricchezza la loro vita, quando verrà il momento di lasciare questo mondo (e prima o poi viene per tutti!), se ne andranno infelici e maledetti da coloro che prendono il loro posto: “poteva lasciare di più!” (vedi S. Francesco nella Lettera ai fedeli, FF 205).
La logica del vangelo, invece, mi insegna a mettere il tu di Dio e del fratello al centro della mia vita; mi insegna a cercare al di sopra di tutto il Regno dei Cieli, cioè a fare regnare Dio nella mia vita; mi insegna che una vita vissuta “per me” è una vita sprecata e che solo una vita vissuta “per te” è degna di essere vissuta e risulta essere una vita bella e piena di senso. Se egoisticamente inseguiamo la nostra felicità, infatti, non la raggiungeremo mai; ma se ci impegniamo a fare felice chi ci sta accanto, otterremo anche la nostra vera felicità.
Rinnegare se stesso, allora, significa imparare a fare spazio in noi alla logica del Vangelo, alla volontà di Dio; significa imparare a fare spazio ai bisogni di chi ci sta accanto, imparare la logica dell’amore che non rifiuta di soffrire, di salire sulla croce, per colui che ama. Gesù ci ha mostrato questa via; ci ha mostrato che la croce non ha l’ultima parola.
Impariamo a fare della nostra vita, un’offerta a Dio e ai fratelli; impariamo ad offrire a Dio anche le inevitabili sofferenze che la vita porta con se, a viverle per amore Suo. Impariamo, infine, a perdere la nostra vita per Dio, amando Lui e i fratelli più del nostro io: solo questa è la via per Vivere veramente.
Fra Marco