Con la Messa di stasera entriamo nella solennità di Maria SS. Assunta in Cielo. Il vangelo che abbiamo ascoltato, è il vangelo della vigilia in cui si loda l’obbedienza di Maria. È questa infatti la maggiore grandezza di Maria, quella per cui la possiamo riconoscere come la nuova Eva e madre dei veri viventi.
La brevissima pagina di vangelo che abbiamo ascoltato è inserita in un contesto di stupore: stupore delle folle, (qualche versetto prima), perché un muto viene guarito da Gesù, gli viene restituita la parola, ma stupore anche di una donna nei confronti di Colei che ha portato nel grembo e generato Colui che è capace di ri-donare la parola. La risposta di Gesù, però, ci spiazza correggendo il motivo per cui stupirci e ammirare Maria: non perché l’ha portato in grembo, ma perché ha saputo accogliere e portare nel cuore la Parola.
Maria è la nuova e definitiva Arca dell’alleanza di cui si parla nella prima lettura. Come l’antica Arca aveva contenuto le tavole della legge, cioè la Parola di Dio che sanciva l’alleanza con il suo popolo, così Maria ha portato in grembo la definitiva Parola di Dio, la stesso Verbo fatto carne in cui si sancisce la nuova e definitiva alleanza in virtù della quale anche la morte è stata sconfitta, privata del “suo pungiglione”: non ha più, infatti, la definitività di una radicale separazione dal popolo eletto e da Dio, ma è diventata un “addormentarsi” in attesa della resurrezione finale.
È così che la vive Maria: lei che ha portato in grembo ed ha saputo custodire nel cuore e osservare sempre la Parola, non sperimenta la morte come separazione dal Figlio e Maestro amato. Secondo un’antica tradizione, infatti, al termine dei suoi giorni terreni, Maria si è addormentata nella morte per essere poi risvegliata dal Figlio e da Lui introdotta, come la definitiva Arca dell’alleanza, nel santuario del Cielo. Poteva questa perfetta discepola del Figlio, non conoscere il sepolcro che il Signore stesso aveva voluto abitare per tre giorni? Come il suo Figlio e Maestro, però, Maria non conosce la corruzione della carne, ma, primizia dell’umanità nuova, è introdotta in Cielo con il suo corpo glorioso.
Celebrando questa solennità, siamo chiamati a contemplare in Maria la vocazione di tutta la Chiesa e di ogni cristiano: diventare, nel continuo ascolto della Parola, spazio per la presenza di Dio nella storia, trasparenza di Cristo.
Così seppe essere anche S. Massimiliano M. Kolbe, di cui oggi ricorre la memoria. Grande innamorato di Maria, questo frate conventuale si fece in tutta la sua vita imitatore di Cristo sulle orme di Maria e così insegnò a fare ai membri della “Milizia dell’Immacolata” da lui fondata.
A coloro che volevano ascoltarlo, S. Massimiliano Maria insegnava a vivere la devozione a Maria Santissima perché «Ella ci insegnerà il modo di poter – giorno dopo giorno, ora dopo ora, istante dopo istante, nel fedele adempimento dei nostri doveri ordinari e nell’impegno di conformarci alla volontà di Dio – ella ci insegnerà il modo di poter manifestare il nostro amore verso il Cuore divino: un amore generoso, mediante il compimento della sua volontà, nonostante le difficoltà, i sacrifici e le croci.» Una via che lui seppe percorrere fino all’effusione del sangue, nel campo di concentramento di Auschwitz, dando la vita per salvare un suo compagno di prigionia.
Percorriamo anche noi la via dell’obbedienza, del discepolato, che Maria ci insegna; impariamo da questa Madre la sempre più perfetta conformazione a Cristo. Imploriamo per sua intercessione le grazie che ci sono necessarie e giungeremo un giorno dove Lei ci attende.
Fra Marco