«… il Dio del Signore nostro Gesù Cristo … illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l’efficacia della sua forza e del suo vigore. Egli la manifestò in Cristo … Tutto infatti egli ha messo sotto i suoi piedi e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose: essa è il corpo di lui, la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose.» (Ef 1, 17-23)
«In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. … “A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”». (Mt 28, 16-20)
Celebrando la solennità dell’Ascensione, oggi non facciamo soltanto memoria della “partenza” di Gesù dalla nostra realtà terrena, ma ricordiamo anche l’inizio del tempo della Chiesa. Già nella prima lettura, infatti, vediamo tratteggiata la Chiesa nei suoi tratti essenziali: gli apostoli, testimoni della passione, morte e resurrezione di Gesù; lo Spirito promesso, il testimone per eccellenza “che rivelerà ogni cosa” (cfr. Gv 14, 26 e 15, 26); e il campo della missione: “fino ai confini della terra”.
Anche nel Vangelo è presentato il momento in cui Gesù dona il mandato alla Chiesa nascente. Alcuni elementi del Vangelo meritano, a mio parere, di essere evidenziati: “In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.” La prima cosa che si nota, è che la Chiesa cui Gesù consegna il mandato è “mancante”: fin dalla sua origine, è macchiata dal peccato reso evidente dall’assenza di Giuda e dal “dubbio” degli apostoli. Pur non di meno, è a questa Chiesa che il Signore promette l’assistenza (la forza) dello Spirito, ed è questa Chiesa che manda a “fare discepoli tutti i popoli”. Il luogo, poi, che Gesù sceglie per incontrare i suoi e dare inizio al tempo della Chiesa è la “Galilea delle genti” (Cfr. Mt 4,12-16), luogo di confine fortemente abitato da popoli pagani: fin dalle sue origini, la Chiesa è destinata ad essere luce per tutte le genti, ad essere “cattolica” (universale). Gesù, infine, incontra i suoi sul monte, luogo simbolico dell’incontro tra il “cielo” e la “terra”, tra la dimensione di Dio e quella dell’uomo. Quest’ultimo elemento, come il primo, rimanda alla speciale realtà della Chiesa: come il suo capo, il Cristo, la Chiesa è una realtà “teandrica”, divino-umana. Realtà pienamente umana che, a differenza di Gesù, non è esente dal peso del peccato; ma anche realtà veramente divina in cui è possibile fare esperienza della Potenza di Dio. Ecco un altro significato dell’attributo “cattolica”, che significa universale, ma che può anche significare “secondo il tutto” (katà olos); cioè secondo la pienezza della rivelazione (garantita dallo Spirito) e secondo la pienezza della realtà: divino-umana. Un’ultima cosa che dobbiamo avere presente parlando di Chiesa, è che questa non è composta solo dal clero. Tutti i battezzati componiamo la Chiesa, il corpo di Cristo di cui siamo membra. Ciascuno ha una missione, una vocazione particolare, all’interno di questo corpo, ma a tutto il corpo, quindi anche a ciascuno di noi, è dato il mandato di annunziare, ma ancor meglio, di testimoniare la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte. Nessun battezzato può sentirsi estraneo alla Chiesa cattolica o può esimersi dalla sua missione.
Alla Chiesa nascente il Maestro assegna una missione impegnativa, ma assieme alla promessa della “forza dallo spirito Santo”, fa altre due promesse destinate a rafforzare la nostra Speranza: là dove è il Capo (nell’eternità di Dio) un giorno lo raggiungerà anche il corpo; il Signore, inoltre promette: sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo. Avendo raggiunto l’eternità di Dio, Gesù è adesso presente, ovunque e in ogni tempo, “dove due o tre sono riuniti nel suo nome” (Cfr. Mt 18,20). Così ci spiega S. Agostino: «Non abbandonò il cielo quando di la discese fino a noi e neppure si è allontanato da noi quando è nuovamente asceso al cielo. Egli viene esaltato al di sopra dei cieli; tuttavia, soffre qui in terra tutti gli affanni che noi, sue membra, sopportiamo. Di questo diede testimonianza gridando: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?”» (sant’Agostino, Sermo Mai, 98).
Con questa Speranza e animati dallo Spirito, cominciamo oggi la nostra missione per instaurare il Regno di Dio. Cominciamo da noi permettendo a Cristo di essere sempre più il Signore della nostra vita.
Fra Marco.