«… vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio …» (1Ts 1,5-10)
«“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti» (Mt 22, 34-40)
In questa trentesima domenica del tempo per annum la Parola ci presenta il grande comandamento, quello che tutti li anima e li compendia, il comandamento dell'Amore.
Il dottore della legge che oggi interroga Gesù appartiene alla setta dei farisei, uomini consacrati al rispetto scrupoloso della Legge per osservare la quale avevano redatto una minuziosa casistica. Da qui la confusione: in questa selva di regole che rischiano di opprimere l’uomo, qual è il comandamento più grande, più importante?
La risposta di Gesù, l’abbiamo ascoltata, è composta dalla citazione dello Shemà Ysrael (Dt 6, 4-5, Ascolta Israele), che gli israeliti pregavano quotidianamente, a cui associa il precetto dell’amore per il prossimo (Lv 9,18).
Ascolta … Amerai. Credo sia importante sottolineare che il primo e più grande comandamento richiama alla relazione con Dio, una relazione che inizia con l’ascolto. Tesi alla scrupolosa osservanza dei comandamenti per raggiungere una vanagloriosa perfezione autocentrata, i farisei non ascoltavano più la voce di Dio, ma le loro elucubrazioni intorno alla Legge; avevano dimenticato che la Legge era stata data con lo scopo di custodire la relazione d’amore con Dio. È a questa relazione d’amore, infatti, che il Maestro ci richiama. Un amore con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Un amore, quindi che coinvolga ogni sfera della nostra esistenza: pensieri, intelligenza, sentimenti e opere.
Il secondo poi è simile... Perché questo amore per Dio sia autentico, infatti, esso non può rimanere qualcosa di intimistico, ma deve coinvolgere anche le opere e diventare amore misericordioso nell’imitazione del Dio pietoso che ascolta il grido del forestiero, dell’orfano e della vedova. Sono loro, quanti non possono in alcun modo contraccambiare l’amore concreto che riceveranno, il prossimo da amare come te stesso: con la stesa attenzione ed urgenza con la quale si cerca soddisfazione alle proprie esigenze; con la stessa delicatezza che si desidera ricevere.
Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai prima del tramonto del sole … come potrebbe coprirsi dormendo? Nella prima lettura l’amore di Dio che siamo chiamati ad imitare mostra quella tenerezza di cui spesso ci parla Papa Francesco: la tenerezza di un padre che si preoccupa per i suoi figli.
Un ultima sottolineatura penso vada fatta sull’amore come te stesso. Il fatto che il Maestro ancori l’amore per il prossimo all’amore per se stessi, dà a quest’ultimo una certa legittimità a condizione che esso non diventi egoistico, ma si colleghi direttamente all'amore a Dio e al prossimo. Amare se stessi in Dio e senza escludere il prossimo fa parte del messaggio evangelico.
Nella seconda lettura di oggi S. Paolo, infine, si rallegra con i Tessalonicesi perché il loro servizio di Dio, che si è concretizzato nell’amore tra loro e per i fratelli, è diventato annuncio missionario. Anche noi, allora, accogliamo l’insegnamento del maestro e, ravvivando la nostra vitale relazione con Dio, amiamolo con tutto noi stessi mettendoci al servizio dei fratelli.
Fr. Marco