«In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.» (1Gv 4,7-10)
«Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri» (Gv 15,9-17)
In questa sesta domenica di Pasqua il Vangelo ci riporta ancora il secondo discorso di addio di Gesù, il Suo “testamento”, le Sue “ultime volontà”: «Rimanete nel mio amore … amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi».
Oggi vorrei soffermarmi su una caratteristica particolare di questo amore che siamo chiamati ad accogliere e a prendere ad esempio per praticarlo: la gratuità, la libera iniziativa.
Come ci ricorda S. Pietro fin dalla prima lettura, « Dio non fa preferenze di persone», non sceglie in base al merito o alla “simpatia”; accoglie e chiama tutti gli uomini alla salvezza. Dicendolo con uno “slogan”: “Dio non ci ama perché siamo buoni, ma ci chiede di essere buoni perché ci ama”.
Nel Vangelo poi, Gesù stesso afferma la sua libera iniziativa nella chiamata dei suoi discepoli: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi». Contrariamente a quanto accadeva al tempo di Gesù, infatti, non sono stati i discepoli a scegliere di seguire il Maestro, a sceglierlo come loro Signore; è stato Gesù che li ha scelti e chiamati quando ancora loro non lo conoscevano. Ancora oggi, è Gesù liberamente ci ha chiamati alla vita, ci ha liberati dal peccato e ci ha costituiti perché possiamo portare “frutti di vita eterna”.
Nel Vangelo di oggi Gesù, dopo averci rivelato il Suo amore e la sua libera iniziativa, ci comanda di amarci gli uni gli altri “come” Lui ci ha amati. Vorrei sottolineare che questo “come” implica sia la “donazione della vita” («nessuno ha un amore più grande»), cioè fare della propria vita (di ogni nostro istante e di ogni nostra capacità) un dono per coloro che il Signore ci ha messo accanto; sia la gratuita e libera iniziativa non motivata da alcun merito: non siamo chiamati ad amare solo i fratelli della “nostra cerchia” (fraternità, comunità, gruppo di preghiera ecc.) o solo i fratelli che “se lo meritano”; né, peggio ancora, siamo chiamati ad amare solo coloro che possono contraccambiare al nostro amore (“Ti do per avere”; questo è il tipo di “amore” insegnato dal “mondo”: un amore egoistico che mette sempre al centro il proprio interesse); siamo chiamati, al contrario, ad amare in maniera particolare coloro che non possono contraccambiare al nostro amore: i piccoli, i poveri (cfr Mt 25,31-47); siamo chiamati ad amare anche coloro che non se lo meritano ( i “nemici”).
È così che ci ha amati Gesù: ci ha amati (e ci ama) anche quando non ce lo meritavamo: si è consegnato nelle mani dei suoi crocifissori perdonandoli; non ha mai preteso un contraccambio al Suo amore; ci chiede solo di lasciarci amare, lasciarci raggiungere dal Suo Amore per imparare ad amare e avere la gioia piena che solo una vita donata per amore può raggiungere.
Gesù ci ha scelti per amici, ci ha colmati del Suo Amore e ci ha rivelato il segreto della gioia piena. Vogliamo comportarci da amici e discepoli del nostro Maestro? Siamo disposti ad accogliere il Suo Amore (lo Spirito di Dio che ci guida alla pienezza della Vita) e a lasciarci condurre da Lui?
Vorrei concludere con un pensiero di S. Teresa di Lisieux: «Ah! Signore, so che non comandi nulla di impossibile. Conosci meglio di me la mia debolezza, la mia imperfezione, sai che non potrò mai amare le mie sorelle come tu le ami, se non sei ancora tu, Gesù mio, ad amarle in me. È per accordarmi questa nuova grazia che tu hai dato un comandamento nuovo. Oh! Quanto lo amo, se mi da la garanzia che la tua volontà è d’amare in me tutti coloro che comandi d’amare! Sì, ne sono convinta; quando uso carità è solamente Gesù che agisce in me. Quanto più sono unita a lui, tanto più amo tutte le mie sorelle»
Il Signore ce lo conceda. Fra Marco