«Tutto posso in colui che mi dà la forza. … Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza, in Cristo Gesù.» (Fil 4, 12-14.19-20)
«Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.» (Mt 22,1-14)
Questa XXVIII domenica del tempo per annum la Parola usa l’immagine del Banchetto per parlarci del Regno dei Cieli. Il Padre ha preparato per noi un banchetto di grasse vivande, vuole saziare ogni nostro appetito, ci chiede soltanto di accogliere il suo invito per fare festa con Lui.
Nella parabola evangelica, Gesù, con l’immagine degli invitati che non si curano dell’invito e addirittura uccidono i servi, si sta rivolgendo in prima istanza al Popolo dell’Alleanza, i primi invitati a prendere parte a questa festa, che hanno però smarrito il senso del culto e che, pur avendo in mezzo a loro lo Sposo, il Messia atteso, non vogliono riconoscerlo: sono troppo impegnati a praticare la loro “giustizia”, per potere accogliere l’amore di Dio!
La parabola a questo punto si apre all’universalità: vengono invitati alla festa tutti gli uomini, cattivi e buoni. Nessuno è escluso, ciò che rende “degni” gli invitati sarà solo l’avere accolto l’invito
Nella terza scena della parabola il Maestro si sofferma su un invitato particolare: il Padrone di Casa scorge un uomo che non indossa l’abito della festa. Per comprendere questa scena, va tenuto presente che in Oriente chi invitava ad una festa solenne insieme all’invito mandava anche l’abito con cui onorare la festa. Forse è retaggio di quest’uso - che in alcune parti del mondo è ancora attuale - il fatto che quando il Papa o il Vescovo di una Diocesi invitano a qualche celebrazione particolarmente solenne, regalano ai concelebranti i paramenti da indossare. Il Padrone di casa, quindi, l’abito l’ha donato a tutti gli invitati. Se quest’uomo non lo indossa è, probabilmente, perché non ha preso sul serio la solennità dell’invito. Si tratta dunque di un grave affronto che giustifica la durezza della punizione: l’esclusione dal banchetto.
Fuori di parabola, oggi il Signore sta parlando a noi. Siamo noi, la Chiesa, il Popolo della Nuova Alleanza, gli invitati. Il Signore viene a ricordarci che siamo invitati ad un Banchetto, che vuole fare festa con noi. Troppo spesso, però, abbiamo rifiutato l’invito perché troppo impegnati nelle nostre cose. Troppo spesso abbiamo detto al Signore che non abbiamo tempo per Lui. Troppo spesso la Chiesa che invita al banchetto è stata messa a tacere proprio da quelle popolazioni che si vantano delle loro radici cristiane. Non è raro, infatti, che la “gente di fuori”, i “lontani” siano più pronti di noi battezzati ad accogliere l’invito e così rendersi degni del Banchetto.
Il Signore ancora oggi ci invita a ravvederci. Accogliamo l’invito alla festa. Ricordiamoci che non possiamo avere da fare nulla di più importante che entrare nel Banchetto Celeste. Solo accogliendo l’invito e partecipando al Banchetto potremo dire con Paolo: «Tutto posso in colui che mi dà la forza».
Per entrare al Banchetto, però, anche noi siamo chiamati ad indossare l’abito nuziale che il Padre ci ha donato il giorno del nostro Battesimo quando siamo stati rivestiti di Cristo: «… sei diventato nuova creatura, e ti sei rivestito di Cristo. Questa veste bianca sia segno della tua nuova dignità: aiutato dalle parole e dall’esempio dei tuoi cari, portala senza macchia per la vita eterna.»
Curiamo sempre la nostra conformità a Cristo: è un dono di cui siamo tenuti a prenderci cura. Nutriti dalla Parola e dai sacramenti, impegniamoci per fare emergere nella nostra vita l’immagine del Figlio che il Padre ha impresso in noi; solo così potremo prendere parte alla “festa eterna”, alla Vita Piena che il Padre ha preparato per noi fin dall’eternità.
Fr. Marco.