«il tempo si è fatto breve … passa infatti la figura di questo mondo!» (1Cor 7,29-31)
«“Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo”. Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: “Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini”» (Mc 1,14-20)
«Convertitevi e credete al Vangelo» Con queste parole si apre, nel Vangelo di Marco, la predicazione di Gesù. Le prime parole di Gesù che Marco ci riporta sono l’annuncio del Regno e l’invito alla conversione.
È di conversione, infatti, che in questa III domenica del TO tratta la Parola. Una conversione che consiste sicuramente nell’abbandonare una condotta malvagia (I lettura), ma che non può ridursi solo a questo. La conversione, infatti, richiede un cambiamento di mentalità, un cambiare “schema”, “configurazione” al modo di vivere. “Passa la figura di questo mondo”; così ci ha detto Paolo nella II lettura usando proprio la parola greca “schema”. Dobbiamo allora assumere una nuova configurazione, un nuovo sistema di vita in cui il Regno del Signore, già presente, ma non ancora pienamente rivelato, sia l’assoluto. Tutte le altre realtà “mondane” hanno la loro dignità, ma devono essere messe in secondo piano rispetto al Regno. Per questo S. Paolo oggi per ben cinque volte usa l’espressione “come se non”.
“Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino”. È il kairòs il tempo favorevole, il tempo della grazia: il Regno è in mezzo a noi. Per questo Gesù oggi ci invita a convertirci, a cambiare sistema di vita e mentalità, e a credere al Vangelo. È importante questa specificazione su che cosa dobbiamo credere: il Vangelo, la “buona notizia” che Dio è in mezzo a noi come Salvatore, che Dio non ci ha abbandonato alla nostra miseria. Solo in forza di questa fede/fiducia potremo lasciare lo “schema di questo mondo”, un sistema in cui ognuno si sente il centro del mondo e cerca di accaparrarsi la vita da solo e a discapito dei fratelli, per assumere lo schema, il sistema di vita, di Dio in cui è il Signore a donarci la salvezza e chiede a ciascuno di noi solo di fare posto ai fratelli nella nostra vita e di farci suoi discepoli donandogli la nostra disponibilità e fiducia.
Non a caso, infatti, dopo l’annuncio del Regno, il Vangelo di Marco riporta la chiamata dei primi discepoli ai quali Gesù non chiede doti particolari, ma solo la sequela e la disponibilità ad abbandonare la vita di prima.
“Vi farò diventare pescatori di uomini”. Vorrei sottolineare questa espressione. Certamente Gesù si sta riferendo al mestiere che facevano prima: da pescatori, quali erano, a “pescatori di uomini”. Permettetemi, però, di soffermarmi sull’essere pescatori e sul modo di pescare: il pescatore non segue la sua preda come, invece, fa il cacciatore; getta le reti o l’amo, fa in modo di attrarre il pesce e aspetta che sia il pesce ad andare da lui. In particolare penso alla pesca con le “lampare”: il pescatore durante la notte attrae il pesce con la luce. Il fatto che i discepoli siano invitati ad essere pescatori di uomini, allora, potrebbe essere inteso come un invito ad essere attraenti: illuminati da Cristo, vivendo la vita bella del Vangelo, siamo chiamati ad “attrarre” gli uomini potandoli al Signore.
Accogliamo l’invito di questa domenica, convertiamoci alla logica del Regno e la nostra vita sarà più bella, noi giungeremo alla piena realizzazione che il Padre ha pensato per noi e collaboreremo con Cristo perché il mondo diventi sempre di più il Regno di Dio.
Fra Marco.