«Fratelli, penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: … le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.» (Ef 3,2-3;5-6)
« … alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: “Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”. All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme.» (Mt 2,1-12)
Oggi, solennità dell’Epifania, celebriamo la “manifestazione” (in greco epifania) del Signore al mondo intero, ai “lontani” rappresentati dai Magi venuti dall’oriente. La tradizione popolare parla di “tre re” per i doni che offrono, ma i Magi rappresentano anche i tre figli di Noè, ossia tutta l’umanità. “Magi” erano detti gli appartenenti alla casta sacerdotale della Persia, l’odierno Iran. Più tardi con questo nome furono designati i teologi, i filosofi e gli scienziati orientali.
Nella prima lettura, la Parola di Dio ci descrive una situazione di “tenebra”, di oscurità, una situazione in cui sembra che non ci sia speranza. In queste tenebre spunta la Luce, la Speranza: il Signore dà un segno della sua presenza nel mondo attraverso la gloria di Gerusalemme. È proprio sulla realtà del segno che oggi voglio soffermarmi.
Per i popoli descritti nella prima lettura, è lo splendore di Gerusalemme che ravviva la speranza e li indirizza all’adorazione di Dio. Ai pastori, la notte di Natale, è l’Angelo ad indicare il segno di un bimbo adagiato in un mangiatoia, come l’inizio della loro salvezza e fonte di una grande gioia. Per i Magi dell’oriente, capaci di scrutare i segreti della creazione, è il sorgere della stella ad indicare ciò che sta avvenendo e a metterli in cammino per adorare “il re dei re” che è nato.
Oggi il segno della presenza di Dio nel mondo, questo segno che deve dare speranza e invitare alla gioia, è la Chiesa, il nuovo popolo di Dio, la Gerusalemme Celeste del “già e non ancora”, cioè già presente nel mondo, ma non ancora pienamente rivelata; è per questo che proprio oggi si legge “l’annuncio del giorno di Pasqua”: si annuncia il Mistero di Cristo di cui tutto l’anno liturgico è memoriale e attuazione. Per i nostri contemporanei, quindi, è la Chiesa il segno che splende della gloria di Dio.
È importante, però, ricordare che la Chiesa siamo noi tutti battezzati e non solo i vescovi, i preti, le suore e i frati. Noi tutti, quindi, siamo chiamati ad essere segno della presenza di Dio nel mondo; siamo chiamati ad essere segno di speranza, portatori della Luce di Gesù ai fratelli, quella luce della fede che abbiamo ricevuto nel nostro battesimo; siamo chiamati a condurre il mondo a Cristo perché possa riconoscerlo ed adorarlo. Troppo spesso, tuttavia, invece di testimoniare la presenza di Gesù, diventiamo una “contro-testimonianza” che allontana il mondo dal riconoscere il Signore.
“Il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme”. Così il Vangelo descrive i sentimenti di Erode e della casta sacerdotale che vedono nel Re che è nato un turbamento al loro potere. Anche a noi può capitare di sentirci “disturbati” dal Signore; può capitare che le esigenze della Sua sequela, diametralmente opposte a quelle del mondo, ci portino a volerlo “eliminare”. Se riconosciamo in Gesù il Signore, infatti, dobbiamo rinunciare alla “signoria del nostro io”, a mettere noi stessi al centro del mondo, per adorare Lui e vivere sotto la Sua signoria. Solo facendo questo potremo svolgere quel ministero di cui ci parla oggi S. Paolo nella seconda lettura e che appartiene a tutti i battezzati: annunziare al mondo la Speranza e la Gioia. Annunziare al mondo che ci sono “valori” capaci di dare la felicità, ma che non possono essere messi in banca; valori diversi da quelli economici: valori eterni e capaci di darci quella felicità che il denaro o il potere non saranno mai capaci di darci.
Concludo con un a preghiera di un mistico contemporaneo:
“Tu che sei al di sopra di noi,
tu che sei uno di noi,
tu che sei anche in noi,
possano tutti vedere te anche in me,
possa io preparare la strada per te,
possa io rendere grazie per tutto ciò che mi accade.
Possa io non scordare in ciò i bisogni altrui.
Tienimi nel tuo amore
così come vuoi che tutti dimorino nel mio.
Possa tutto in questo mio essere volgersi a tua gloria
e possa io non disperare mai.
Poiché io sono sotto la tua mano,
e in te è ogni forza e bontà.
Dammi puri sensi, per vederti.,.
Dammi umili sensi, per udirti…
Dammi sensi d’amore, per servirti,..
Dammi sensi di fede, per dimorare in te…”
(DAG HAMMARSKJÒLD 1905-1961)
In questa solennità, allora, vi auguro di accogliere il Signore Gesù come vostro Signore e di annunciarlo al mondo con la vostra vita.
Fra Marco.