«Tutto posso in colui che mi dà la forza. … Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza, in Cristo Gesù.» (Fil 4, 12-14.19-20)
«Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.» (Mt 22,1-14)
Questa domenica la Parola, continuando a parlarci del Regno dei Cieli, usa l’immagine del Banchetto. Il Padre ha preparato per noi una festa e ci chiede soltanto di accogliere il suo invito per godere delle delizie che ci ha preparato.
Nella parabola evangelica, però, i primi invitati sono troppo impegnati per accettare. È evidente che, in prima istanza, Gesù si sta rivolgendo al Popolo dell’Alleanza, i primi invitati a prendere parte a questa festa, che hanno smarrito il senso del culto e che, pur avendo in mezzo a loro lo Sposo, il Messia atteso, non vogliono riconoscerlo: sono troppo impegnati a praticare la loro “giustizia”, per potere accogliere l’amore di Dio!
A questo punto la parabola si apre all’universalità: vengono invitati alla festa tutti gli uomini, cattivi e buoni. Il discrimine adesso sarà solo l’avere accolto o rifiutato l’invito alle Nozze. Sarà questo a rendere “degni” gli invitati.
Nella terza scena della parabola, Gesù si sofferma su un invitato particolare. Per comprendere va tenuto presente che in Oriente, chi invitava ad una festa solenne, insieme all’invito mandava all’invitato anche l’abito con cui onorare la festa (forse è retaggio di quest’uso - che in alcune parti del mondo è ancora attuale - il fatto che quando il Papa o il Vescovo di una Diocesi invitano a qualche celebrazione particolarmente solenne, regalano ai concelebranti i paramenti da indossare). Il padrone di casa, quindi, scorge un uomo che non indossa l’abito della festa. Lui l’abito l’ha donato a tutti. Se quest’uomo non lo indossa è, probabilmente, perché non ha preso sul serio la solennità dell’invito o, magari, perché avrà pensato di farne un uso diverso … Si tratta comunque di un grave affronto che giustifica la durezza della punizione: l’esclusione dal banchetto.
Fuori di parabola, oggi il Signore sta parlando a noi: siamo noi, la Chiesa, il Popolo della Nuova Alleanza, gli invitati principali. Proprio in questo tempo di crisi che l’Occidente sta attraversando, il Signore viene a ricordarci che siamo invitati ad un Banchetto, che vuole fare festa con noi. Quante volte, però, anche noi abbiamo rifiutato l’invito perché troppo impegnati nelle nostre cose? Quante volte abbiamo detto al Signore che non abbiamo tempo per Lui? quante volte la “gente di fuori”, i “lontani” sono più pronti di noi battezzati ad accogliere l’invito e così rendersi degni del Banchetto? Proprio nell’Occidente cristiano, quante volte la Chiesa che invita al banchetto è messa a tacere? Ravvediamoci! Accogliamo l’invito alla festa. Ricordiamoci che non possiamo avere da fare nulla di più importante che entrare nel Banchetto Celeste. Solo se accogliamo l’invito e partecipiamo del Banchetto potremo dire con Paolo: «Tutto posso in colui che mi dà la forza».
Per entrare al Banchetto, però, anche noi siamo chiamati ad indossare l’abito nuziale che il Padre ci ha donato: nel nostro battesimo siamo stati rivestiti di Cristo, ci è stata donata una veste bianca simbolo del nostro essere divenuti creature nuove. « … sei diventato nuova creatura, e ti sei rivestito di Cristo. Questa veste bianca sia segno della tua nuova dignità: aiutato dalle parole e dall’esempio dei tuoi cari, portala senza macchia per la vita eterna.» Così ci viene detto nel giorno del battesimo. Curiamo sempre la nostra conformità a Cristo: è un dono di cui siamo tenuti a prenderci cura. Nutriti dalla Parola e dai sacramenti, impegniamoci per fare emergere nella nostra vita l’immagine del Figlio che il Padre ha impresso in noi; solo così potremo prendere parte alla “festa eterna”, alla Vita Piena che il Padre ha preparato per noi fin dall’eternità.
Fra Marco.