«… abbiamo un sacerdote grande nella casa di Dio, accostiamoci con cuore sincero, nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura. Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è degno di fede colui che ha promesso.» (Eb 9,24-28;10,19-23)
«… alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.» (Lc 24,46-53)
Quest’oggi celebriamo la festa della ascensione: il Signore Gesù che ha assunto la nostra natura umana, che ha vissuto in mezzo a noi condividendo le nostre miserie (tranne il peccato), che ha offerto la sua vita per amore sulla croce, adesso, dopo la sua resurrezione e dopo avere istruito i suoi, ascende al Cielo portando nel seno del Padre la nostra umanità glorificata.
Per questo l’autore della lettera agli Ebrei ci invita ad avere fiducia: abbiamo nel “santuario del Cielo” un Sommo Sacerdote che conosce e compatisce, per averle sperimentate, le nostre miserie e i nostri condizionamenti. Per questo la sua intercessione è potente. Come ci ha ricordato il santo Padre Francesco: «Egli è il nostro avvocato … che ci difende sempre, ci difende dalle insidie del diavolo, ci difende da noi stessi, dai nostri peccati!»
La lettera agli Ebrei ci invita, quindi, ad avere Fede, a vivere con il Cuore puro, a testimoniare la nostra Speranza. Una Fede che si manifesta in una vita con il Cuore puro, una vita all’insegna della Carità, animata dalla Speranza certa che il nostro destino è nei cieli dove raggiungeremo il nostro Signore Gesù Cristo. La Speranza cristiana infatti non è la speranza di cui solitamente si afferma: “chi di speranza vive, disperato muore”; non è, cioè, una speranza incerta e senza fondamento, la speranza degli illusi. La Speranza Cristiana è la Speranza Certa (come la chiama S. Francesco) di chi sa a chi ha creduto: Cristo che è la Via la Verità e la Vita.
Nella Parola di Dio di oggi, infatti, si sottolinea l’attesa: l’attesa dell’adempimento della Promessa, del dono dello Spirito; l’attesa del ritorno glorioso del Signore alla fine dei tempi quando il Signore «verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».
«Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?». Gli angeli ricordano ai discepoli che la loro deve essere un’attesa operosa. La nostra Speranza, infatti, non è ciò che Marx chiamava “l’oppio dei popoli”, ma ci rimanda ad un impegno concreto perché questo mondo si trasformi nel Regno dei Cieli.
Questa vita, infine, è tutta sotto la benedizione del Nostro Signore: «mentre li benediceva, si staccò da loro …». Gesù lascia la dimensione spazio-temporale propria della nostra vita per entrare nella eternità di Dio senza concludere la sua benedizione. Nell’eternità di Dio, quindi, la benedizione di Cristo continua a riversarsi sui suoi discepoli disposti a “prostrarsi”, a riconoscerlo Signore della loro vita. Come ci ricorda papa Francesco: «l’Ascensione non indica l’assenza di Gesù, ma ci dice che Egli è vivo in mezzo a noi in modo nuovo; non è più in un preciso posto del mondo come lo era prima dell’Ascensione; ora è nella signoria di Dio, presente in ogni spazio e tempo, vicino ad ognuno di noi.»
Viviamo, allora, la nostra vita di ogni giorno tenendo sempre presente le nostra meta, confidando nella Benedizione eterna del nostro Signore, perché il mondo attorno a noi, anche grazie alla nostra testimonianza, si trasformi nel Regno di Dio.
fra Marco.