«… il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni proposito di bene e l’opera della vostra fede, perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi, e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo.» (2Ts 1, 11 – 2, 2)
« “Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: “È entrato in casa di un peccatore!”.
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: “Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto”». (Lc 19, 1-10)
In questa XXXI Domenica del T. O. credo che il tema della Parola possa essere ben sintetizzato dalla seconda lettura: «sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi, e voi in lui». Cosa significa glorificare Dio? Significa riconoscere e proclamare la Sua gloria. Ma significa anche vivere in modo che la Sua gloria sia visibile: «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.» (Mt 5,16).
Un Vita bella, Piena, secondo la volontà di Dio, una vita in cui la condivisione fraterna risplende nelle opere, rende gloria al Padre che ne è l’autore.
Una vita, invece, in cui si idolatrano i beni della terra, in cui si vive come se Dio non esistesse, in cui l’egoismo è la regola di vita, una vita in cui non si cerca la gloria di Dio, ma la vana-gloria propria, non rende gloria e si rivela essere una vita infelice in cui gli uomini corrono sempre alla ricerca di una pienezza che non possono raggiungere.
Il racconto evangelico di Zaccheo oggi ci mostra il miracolo della conversione dalla vana-gloria alla gloria di Dio. Zaccheo è il capo dei pubblicani nella commerciale città di Gerico. È quindi un uomo ricco e potente che probabilmente non si è fatto molti scrupoli per raggiungere la sua posizione. L’evangelista lo descrive «pubblicano e ricco … piccolo di statura». È un pubblico peccatore, un uomo piccolo forse anche di statura morale, che ha un “orizzonte ristretto”: si accontenta di ciò che riesce ad arraffare in questa vita terrena. Tuttavia Zaccheo appare anche come un uomo inquieto, alla ricerca di qualcosa che gli manca: probabilmente ha sentito parlare di Gesù, di quest’uomo che parla con autorità, e vuole vederlo.
A prima vista sembra, quindi, che sia Zaccheo a cercare Gesù, ma lo sguardo di Gesù, quando giunge sotto l’albero su cui si è arrampicato, rivela una ricerca che precede quella di Zaccheo: sembra quasi che Gesù avesse appuntamento con lui: “scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”.
In quest’incontro di sguardi che si cercano (che i “benpensanti” non mancano di criticare) avviene il miracolo: Zaccheo è capace di cambiare orientamento alla sua vita. Non agisce più per vanagloria, non si difende dall’accusa di essere un peccatore, ma “difende” il Maestro, criticato di ben pensanti, mostrando il cambiamento frutto della presenza del Signore. Un cambiamento che si manifesta in opere concrete che rendono gloria a Dio: riconosce il valore della condivisione (“do la metà di ciò che possiedo ai poveri”), e rimedia ai peccati commessi (“se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto”).
Accogliamo anche noi l’invito del Signore che ha pazienza con la nostra miseria (I lettura) e viene in cerca di coloro che si sono rovinati la vita per restituire loro una vita Bella, Piena, che renda gloria al Padre.
Fra Marco.