«L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva.» (Lc 1, 39-56)
«Ecco come l’umiltà è unita alla carità nella Madonna; e come la sua umiltà fa sì che la si esalti. Infatti, «Dio guarda le cose basse» per innalzarle (Sal 93,6; 138,6); è per questo che, vedendo la santa Vergine umiliarsi al di sotto di tutte le creature, egli gettò i suoi occhi su di lei e la innalzò al di sopra di tutte. Cosa che ci manifesta lei stessa con le parole del sacro cantico (Lc 1,48): “Siccome il Signore ha guardato la mia povertà, la mia bassezza e la mia miseria, tutte le nazioni mi chiameranno beata”.
Come se avesse voluto dire a santa Elisabetta: “Tu mi proclami beata, e lo sono veramente; ma tutta la mia felicità proviene dal fatto che Dio ha guardato il mio nulla e la mia abiezione”. Tuttavia, la Madonna non si accontentò di essersi così umiliata al cospetto della divina Maestà, perché sapeva bene che l’umiltà e la carità non sono al livello di perfezione se non si riversano sul prossimo. Dall’amore di Dio deriva quello del prossimo; e il santo Apostolo diceva (Rm 13,8; Gal 5,14; Ef 5,1s.) che nella misura in cui il tuo amore sarà grande verso Dio lo sarà anche nei confronti dei fratelli. San Giovanni ci insegna questo, quando dice (1Gv4,20): “Com’è possibile che tu ami Dio che non vedi, se non ami il prossimo che vedi?”.
Se vogliamo, dunque, dimostrare che amiamo molto Dio e vogliamo che ci credano quando lo affermiamo, dobbiamo amare molto i nostri fratelli, servirli e aiutarli nei loro bisogni. Ora, la santa Vergine, conoscendo questa verità, “si alzò” prontamente, dice l’evangelista (Le 1,39), e “se ne andò premurosamente verso le montagne di Giuda”, nella città di Hebron [...] per rendere servizio alla cugina Elisabetta nella sua vecchiaia e nella sua attesa» (FRANCESCO DI SALES, Le esortazioni, Roma 1992, 502s.).