«Perché molti … si comportano da nemici della croce di Cristo. La loro sorte finale sarà la perdizione, il ventre è il loro dio. Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra.» (Fil 3,17- 4,1)
«… E, mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante … Questi è il Figlio mio, l’eletto, ascoltatelo!» (Lc 9, 28-36).
In questa seconda domenica di quaresima la Parola di Dio ci presenta la Trasfigurazione. È un momento di grazia che il Signore offre ai suoi discepoli di ieri e di oggi facendoci intravedere la meta del Suo e del nostro cammino. Una meta gloriosa che, tuttavia, si raggiunge attraverso la “via stretta”, ma ineludibile, della croce.
Il Signore conosce la nostra debolezza, la debolezza della nostra fede, la nostra paura, e ci offre quest’oggi la visione della meta perché possiamo farci coraggio quando il cammino si fa più difficile, quando il “non senso” sembra averla vinta.
Come ad Abramo nella prima lettura, anche a noi non è chiesto altro che di fidarci di Lui, che di credere alle Sue Parole. È una fede ragionevole: il Signore si impegna solennemente e conferma con segni concreti la veridicità della Sua Parola.
Anche ad Abramo il Signore promette qualcosa che va al di la di ogni credibilità: è un uomo ormai vecchio, lontano dalla sua terra e dalla sua tribù. Il Signore gli promette una discendenza senza numero e una ricca terra che apparterà a questa discendenza. Veramente quella di Abramo è una fede che sfida ogni speranza umana! Una fede capace di fondarsi solo sulla Parola di Colui che promette.
Penso che vada sottolineato il fatto che il Signore si pieghi sulla debolezza di Abramo offrendogli un solenne impegno nelle modalità che gli erano ben note. Era, infatti, un uso comune ai popoli del vicino oriente antico quella di giurare/stabilire alleanze passando in mezzo a carcasse di animali uccisi: i due contraenti, con il passaggio, si impegnavano, pena condividere la sorte di quegli animali, a rispettare il patto. Da notare, però, che nel brano di Genesi solo la “Fornace ardente” (chiara rappresentazione della presenza di Dio) passa attraverso le carcasse: è Dio che si impegna! È solo sulla Sua fedeltà che si fonda l’alleanza!
Ciò è valido anche per noi: la Nuova Alleanza è fondata sulla fedeltà di Dio. Non ci sono più le carcasse di animali immolati, ma Lui stesso, immolato per amore sulla croce, si offre a garanzia della promessa. A noi chiede solo di accogliere la sua fedeltà, di fidarci del Suo amore, di ascoltare/obbedire alla Sua Parola. Un ascolto/obbedienza che non può non diventare sequela e imitazione: come Abramo anche noi siamo chiamati ad “uscire dalla nostra terra”, a lasciare le logiche del mondo, per vivere secondo logiche nuove, per percorrere nuove strade. Come ci ricorda l’apostolo Paolo, siamo chiamati a non comportarci da “nemici della croce”.
Viviamo, allora, come “cittadini del Cielo” (Cf Fil 3,20) e, fissando la nostra speranza nel nostro Salvatore, trasformiamo ogni giorno, con la nostra vita, questo mondo nel Regno dei Cieli.
Fra Marco