Questo versetto del Vangelo mi è molto caro: ascoltandolo, da bambino, per la prima volta ho sentito nascere in me il desiderio di “lavorare nella messe del Signore”. Sono passati anni prima che il Signore mi desse la grazia di vincere la mie resistenze e rispondere a quel desiderio che Lui aveva posto in me. Anni in cui sicuramente qualcuno ha pregato anche per me. È importante pregare per le vocazioni e annunziare che È BELLO DONARE LA PROPRIA VITA AL SIGNORE dove e come Lui vorrà, nella vita consacrata o nel ministero ordinato.
In merito all’annunzio, purtroppo, devo costatare che oggi la società egolatrica ed edonistica, tutta dedita alla ricerca del piacere “tutto e subito”, alla ricerca affannosa del “benessere”, ha smarrito il senso del “sacrificio gioioso”, di una vita donata. Eppure questa è l’unica via per l’autentica felicità: «Chi vuol salvare la vita la perde, chi perde la vita per amore la trova» (cfr. Mt 16,21-27).
“Sacrificio”. La società attuale rifiuta questo concetto che tanto ha a che fare con le cose belle e autentiche della vita, con le cose sacre. Sono sempre di più gli uomini e le donne che per non sacrificare “la loro indipendenza”, il loro “benessere”, rinunciano a sposarsi, a donare una consacrazione stabile al loro amore. Alcuni (purtroppo sempre di più) di quelli che si sposano, forse perché incapaci di sacrificio, appena il/la coniuge non soddisfa più i loro bisogni, scappano verso altre relazioni più gratificanti … Sono sempre di più le donne che posticipano (quando addirittura non escludono) la maternità per non sacrificare la loro carriera …
In questo contesto, penso che sia proprio grazie alla preghiera della Chiesa se ancora ci sono giovani che, rispondendo alla chiamata del Signore, con gioia “sacrificano la loro vita” al servizio di Dio e dei fratelli.
«Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso …» è questa la via ineludibile per seguire il Signore della Vita: rinunciare al proprio egoismo, alle proprie passioni disordinate, a tutto ciò che si oppone alla volontà di Dio. Una rinuncia per “scegliere la parte migliore”. Una rinuncia motivata e sostenuta dall’Amore. Si tratta, tuttavia, di una lotta continua contro il proprio “uomo vecchio”. Per questo abbiamo bisogno di sostenerci nella preghiera reciproca.
Ultimamente vedo con dolore che “nell’immaginario collettivo” il sacerdozio cattolico è diffamato. Per la società occidentale e per il mondo anglosassone (almeno a giudicare da film e telefilm che produce): «I sacerdoti sono tutti pedofili. Chi non è pedofilo, sicuramente avrà una “doppia vita” ...»
Posso capire che tale pregiudizio provenga da una società ipersessualizzata, come quella attuale, che ritiene inconcepibile il fatto che degli uomini scelgano per amore di sacrificare l’esercizio della propria genitalità. La cosa che mi addolora maggiormente è quando tali pregiudizi vengono avallati e diffusi da persone vicine alla Chiesa …
Permettetemi di affermare che se qualche sacerdote vive male il proprio celibato, tanti di più sono quelli lieti di potere fare di tutta la loro vita, anche della dimensione sessuale, un dono a Dio e ai fratelli. Un dono “costoso”, che va coltivato e custodito con fatica e attenzione; ma, proprio per questo, un dono prezioso: a Colui che ci ama e tutto si dà a noi, siamo chiamati dare le cose più preziose.
Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! E pregate per coloro che già hanno riposto a questa bellissima chiamata, perché possano dire ogni giorno liberamente e gioiosamente il loro sì al Signore della Vita.
Fra Marco,cappuccino e presbitero.