«… l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.» (Rm 5, 1-2.5-8)
«Le dice Gesù: “Dammi da bere”. … “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva”. … “Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità”». (Gv 4, 5-42)
In questa terza domenica di quaresima la Parola fa ricorso ad un simbolo potente e fortemente evocatore: l’acqua, simbolo di purezza e soprattutto elemento essenziale per la nostra vita. Un simbolo che ci rimanda all’origine della nostra vita cristiana: l’acqua del Battesimo per la quale siamo nuove creature.
Nel Vangelo tutto ruota attorno ad un pozzo e a due assetati. Gesù si accosta alla samaritana come un assetato, ma in realtà le rivela la sua “sete esistenziale”, la sete d’amore per estinguere la quale aveva avuto “cinque mariti”. Proprio per venire a darci l’acqua viva, che sola è capace di estinguere la nostra sete, Gesù viene in mezzo a noi.
L’umanità, infatti, come Israele nel deserto, soffre la sete. Una “sete di senso”, la “sete d’amore” che, anche senza esserne consapevoli, è sete della vitale relazione con il Padre. L’uomo, creato a immagine e somiglianza della Trinità, ha “sete d’amore”, ha bisogno di amare ed essere amato per essere felice. Per estinguere questa sete, l’uomo spesso scava “cisterne screpolate” (cfr. Ger 2,13) credendo di potersi “dissetare” possedendo cose e persone. Ma, come dice S. Agostino, il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Dio. Solo la relazione con Lui può donarci quella Vita cui aneliamo.
Purtroppo anche noi, come Israele, provati dalla sete e smarriti nel deserto della vita, non di rado cadiamo nella mormorazione e nel dubbio. Quante volte anche noi abbiamo detto “Il Signore è in mezzo a noi, si o no?” (I lettura).
Per dare una risposta a questo interrogativo esistenziale, oggi Gesù si mostra a noi mendicante del nostro amore. Sulla Croce dirà: “Ho sete”; oggi alla samaritana dice: “Dammi da bere”. Proprio per estinguere la Sua e la nostra sete, Gesù viene ad aprirci la “sorgente di acqua viva”.
Non a caso, dopo che Gesù ha mostrato alla donna la sua “sete” rimasta insoddisfatta dai “cinque mariti”, la samaritana lo interroga sul Luogo in cui adorare Dio. La risposta di Gesù le indica dove “dissetarsi”: «i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità». È Lui la Sorgente, è Lui la Verità, colui che ci rivela la vera immagine del Padre, colui che viene a donarci lo Spirito che in noi grida: “Abbà, Padre” (Cfr. Rm 8, 15 e Gal 4,6). È Lui la vera “roccia” che percossa dalla lancia sulla Croce fa scaturire la Grazia dei Sacramenti mediante i quali veniamo sempre più conformati a Lui.
Rinati in Lui nel Battesimo, resi conformi al Figlio amato, adesso siamo “in pace con Dio” (II lettura). In noi è stata riversata l’acqua viva dello Spirito. Siamo divenuti tempio dello Spirito. Adesso è la nostra vita, chiamata a corrispondere alla Grazia per essere sempre più conforme a Cristo, il luogo in cui adorare il Padre.
Fra Marco.