«Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede.» (1Gv 5,1-6)
«“Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi”. Detto questo, soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”». (Gv 20, 19-31)
In questa seconda domenica di Pasqua, che per volere di s. Giovanni Paolo II è anche la Festa della Divina Misericordia, la liturgia ci colloca ancora in quel “primo giorno della settimana” in cui la morte è stata sconfitta e la Vita ha vinto. La pietra del sepolcro è stata rotolata, agli apostoli è arrivato, tramite Maria Maddalena, l’annuncio della resurrezione ed essi stessi hanno visto il sepolcro vuoto.
Oggi , tuttavia, il vangelo inizia descrivendo un contesto di chiusura a causa della paura: la tomba è stata aperta, ma la porta del cuore degli apostoli è ancora chiusa ed essi sono timorosi. È in questo contesto che il Signore mostra la sua Misericordia presentandosi ai discepoli e donando loro quella Pace che sola è capace di suscitare una gioia che il mondo non conosce e che nulla può toglierci: la riconciliazione con Dio non più visto come un padrone tirannico, ma come un Padre amoroso.
«Pace a voi!». Il saluto di Cristo, infatti, non si limita ad essere un augurio, ma è il dono pasquale per eccellenza, il frutto della redenzione.
Mi colpisce il fatto che le porte del cenacolo restano chiuse: il Signore ha già aperto il sepolcro e sconfitto la morte e, con essa, ogni paura; chiede a noi, però, di aprire la porta del nostro cuore alla Sua Misericordia e viene a donarci la Grazia e la Gioia perché possiamo uscire dalle nostre paure e annunziare la Sua resurrezione.
«A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati». Assieme alla pace, il Signore dona ai suoi apostoli anche l’autorità di trasmettere il perdono e la Pace (citati nella formula dell’assoluzione): dona lo Spirito per la remissione dei peccati e costituisce i suoi apostoli ministri della Sua Misericordia.
La Misericordia del Signore, però, oggi si manifesta pure nel suo piegarsi sull’incredulità di Tommaso per vincerla. Tommaso, forse, è rimasto talmente scandalizzato dalla passione, da non riuscire a credere nella resurrezione. Gesù ha misericordia di Lui e gli concede la prova che aveva richiesto.
La tradizione ci consegna l’immagine di Tommaso che tocca le piaghe ed è possibile che così sia avvenuto, l’evangelista però non lo specifica. È lecito, perciò, supporre che a Tommaso sia bastato sperimentare la Pace donata da Gesù e ascoltare la Sua voce per riconoscere il Maestro ed esclamare: “Mio Signore e mio Dio!”. Lui, l’incredulo, è colui che esprime in maniera più completa la fede nella divinità di Gesù chiamandolo Signore e Dio.
Il Signore, però, riversa anche su di noi la Sua Misericordia formulando quella beatitudine che ci riguarda in prima persona: “beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!”. Una beatitudine che raggiunge anche noi nella misura in cui abbiamo quella fede che vince il mondo (II lettura), quella fede che diventa fiducia, confidenza, e che, per questo, vince ogni paura e ci rende capaci di amare i fratelli. Fidandoci di Lui, infatti, confidando nel Suo Amore misericordioso e provvidente, non avremo più paura della morte, non avremo più bisogno di accaparrare cose quasi che da esse debba venirci la Vita: saremo capaci di usare misericordia verso i nostri fratelli e di condividere (I lettura). Raggiunti dalla Sua misericordia attraverso i Sacramenti e riconciliati con il Padre, inoltre, saremo ricolmi di una gioia tale da renderci capaci di affrontare qualsiasi prova nell’attesa dell’incontro finale con Lui. Auguri
fr. Marco