« … voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: “Abbà! Padre!”» (Rm 8,8-17)
«Se mi amate osserverete i miei comandamenti … il Paràclito, lo Spirito santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto» (Gv 14, 15-16. 23-26)
In questa solennità di Pentecoste il Tempo Pasquale giunge al suo culmine; il nuovo patto, la Nuova Alleanza giunge a pienezza: la Legge Nuova di Dio è effusa nei nostri cuori rendendoci capaci di osservarla.
Nella lettura degli Atti, l’evangelista Luca ci narra l’effusione dello Spirito sulla Chiesa riunita nel cenacolo come un’“Anti-Babele” (Cf. Gen 11). A Babele gli uomini, a causa del peccato, divengono incapaci di comprendersi e si dividono. Qui, a causa della redenzione dal peccato e della Legge Nuova effusa nei cuori, gli uomini tornano a comprendersi e per l’umanità è possibile tornare a vivere unita.
Ecco perché il primo e più alto dono pasquale, che a Pentecoste giunge alla pienezza, è la Pace. La piena riconciliazione con Dio porta alla riconciliazione tra gli uomini, alla caduta di ogni barriera: linguistica, nazionale e culturale.
Lo Spirito è, infatti, il compimento della Nuova Alleanza, è Colui che rende possibile vivere secondo la Legge di Dio. Nel Vangelo Gesù afferma: «Se mi amate osserverete i miei comandamenti». Ciò che vuole dire è che solo se abbiamo in noi l’Amore possiamo osservare i comandamenti. È lo Spirito, l’Amore di Dio effuso nei nostri cuori, che ci rende capaci di osservare i comandamenti.
Nella seconda lettura, poi, San Paolo ci dice che lo Spirito effuso nei nostri cuori ci rende “figli adottivi”, non schiavi, capaci di rivolgerci a Dio chiamandolo “Papà”, e ci libera da ogni paura.
Da questi indizi, possiamo intuire chi è lo Spirito di cui oggi celebriamo l’effusione sulla Chiesa. Lo Spirito, lo sappiamo bene, è la terza persona della Santissima Trinità; è “Signore e da la vita”, come diciamo nel Credo. Non è “un’energia”, ma una Persona divina, uno col Padre e il Figlio.
Entriamo nel mistero della SS. Trinità. Mi piace la “spiegazione” che della trinità fa S. Agostino: l’Amante (il Padre), l’Amato (il Figlio) e l’Amore (lo Spirito). Lo Spirito è, quindi, l’Amore tra Padre e Figlio, la reciproca e continua donazione di sé che il Padre fa al Figlio e il Figlio al Padre. Oggi, nella Pentecoste, noi celebriamo il nostro inserimento in questa circolarità d’amore.
Ecco, allora, che comprendiamo come diventa possibile ciò che la Parola di Dio ci ha detto oggi: l’Amore che è Dio è effuso nei nostri cuori! Allora non esistono più barriere insormontabili: nulla può separare coloro che si amano; la comprensione è possibile perché si vuole comprendere, perché si ascolta davvero; spinti dall’Amore, non sentiremo come gravosa l’osservanza dei comandamenti, ma come figli amati e amanti non desidereremo altro che fare felice il Padre realizzando pienamente la nostra vita.
Fratelli e sorelle, tutto questo è già presente, lo Spirito che il Padre ha effuso nei nostri cuori per l’opera del Figlio, attende solo che noi diamo la nostra disponibilità perché la nostra vita possa giungere alla pienezza.
Fra Marco