«Carissimi, vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, non perché siamo andati dietro a favole artificiosamente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza.» (2Pt 1,16-19)
«Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: “Alzatevi e non temete”» (Mt 17,1-9)
La Parola di Dio festa della Trasfigurazione del Signore ci presenta la gloria di Cristo profetizzata dal profeta Daniele e anticipata ai discepoli. Il Signore, infatti, nel Vangelo si manifesta come quel Re il cui regno non finirà mai profetizzato dal profeta Daniele (I lettura).
Per giungere a questa gloria, però, è necessario passare attraverso la Croce accolta per amore. Trovo che sia interessante, a questo riguardo, soffermarci sul “compiacimento” di cui ci parla la “Voce dalla nube”. Il riferimento immediato è al “Primo canto del Servo del Signore” (Is 42, 1). Ritengo, però che non sia errato richiamare anche il “quarto canto” in cui si dice che “al Signore è piaciuto (letteralmente: si è compiaciuto) prostrarlo nei dolori” (Is 53, 10). Il compiacimento qui è dovuto alla solidarietà del servo innocente con il popolo colpevole per il quale subisce il castigo; una solidarietà che giunge fino alle estreme conseguenze. Gesù realizza pienamente questa profezia accettando su di se, lui l’unico innocente, tutto il male dell’umanità per mostrarci lo sconfinato amore di Dio per ciascuno di noi.
Alzatevi e non temete. Gesù, nella pagina evangelica, chiede ai suoi discepoli di “alzarsi”, di lasciare le mediocri sicurezze in cui li confina la loro paura, per intraprendere con lui il cammino che li porterà ad attraversare il deserto della sofferenza per giungere alla pienezza della vita.
La pericope evangelica di Matteo comincia con l’indicazione temporale (Sei giorni dopo) con la quale l’evangelista richiama il primo annunzio della passione (Mt 16,21), e si conclude con il riferimento alla resurrezione dai morti. Lo scopo della trasfigurazione, quindi, è fare intravedere ai discepoli, spaventati dalla prospettiva della sofferenza del Maestro, l’esito finale del cammino di sequela cui sono chiamati (Mt 16, 24). Gesù, annunziato dalla Legge e dai Profeti (Mosè ed Elia), fa intravedere ai discepoli la sua glorificazione che sarà pienamente rivelata nella Resurrezione.
San Pietro, testimone oculare della trasfigurazione, nella seconda lettura di oggi la richiama proprio a riprova del fatto che possiamo fidarci: obbedendo al Vangelo non andiamo dietro a favole artificiosamente inventate come vorrebbe farci credere il mondo. Obbediamo, invece, alla Verità che corrisponde alla verità del nostro essere e conseguiamo la piena realizzazione della nostra vita entrando anche noi nella compiacenza del Padre.
Non il Vangelo, ma “il principe di questo mondo”, il “padre della menzogna”, ci inganna volendo farci credere che "non abbiamo bisogno di Dio", che "Dio non ci ama". Le sue insinuazioni menzognere, volte a farci smarrire la via della Vita, assumono varie forme e giungono ai due estremi mostrandoci, da una parte, un Dio che, in sostanza, si disinteressa di noi: possiamo fare quello che vogliamo, tanto Lui, alla fine, ci accoglierà tutti nel suo Regno (per la serie: «**tti **tti tanto Dio perdona a tutti!»). È un’immagine deformata del Padre Misericordioso, un Dio del tutto irrispettoso della nostre scelte e della nostra libertà. Il Padre Misericordioso vuole tutti salvi e tutti ci ha creati per il Suo Regno e di esso ci ha mostrato la via. Rispetta, tuttavia, la nostra terribile libertà di non accoglierlo, di dirgli con la nostra vita: «Faccio da solo», «So io ciò che è giusto». Il Padre non manda nessuno all’inferno, siamo noi, con le nostre scelte, che ci autoescludiamo dal Suo Regno e dalla comunione con Lui.
All’estremo opposto, il diavolo ci insinua che Dio è un tiranno pronto a castigarci per ogni nostra piccola mancanza, un tiranno così tremendo, da farci sentire il bisogno di liberarcene e da cui restiamo paralizzati e impossibilitati a vivere le nostra vita accontentandoci della mediocrità.
Alzatevi e non temete. Anche a noi oggi Gesù chiede di alzarci e di non temere; di lasciare le nostre “mediocri sicurezze”, le nostre “mezze misure” che ci fanno dire “fin qui, ma non oltre”, per seguirlo nella follia dell’amore che non si risparmia, che non accetta compromessi. Solo chi prende la sua croce e segue il Maestro nella via dell’Amore senza riserve potrà giungere a quella Vita eterna e piena che il Padre ha pensato per noi.
Fr. Marco