«Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo … Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me.» (1Cor 15,1-11)
« “Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”. Simone rispose: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti”. … “Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore”. … “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”». (Lc 5,1-11)
In questa V domenica TO, la Parola ci presenta il mistero della chiamata ad un particolare ministero: il Signore onnipotente sceglie di servirsi di uomini limitati e peccatori per annunciare la Sua Parola ai fratelli.
Nella prima lettura il profeta Isaia, probabilmente durante una liturgia nel tempio, ha una visione: contempla la potenza e maestà di Dio, il “tre volte Santo”. Dinanzi alla gloria e santità di Dio, Isaia sperimenta fortemente il proprio peccato, la propria indegnità e ne è atterrito. La grazia e santità di Dio, però, è infinitamente più potente del suo peccato ed capace di annullarlo.
L’immagine del tizzone ardente mi richiama un verso di una poesia di S. Teresa di Gesù Bambino: «Se avessi mai commesso, il peggiore dei crimini per sempre manterrei la stessa fiducia, poiché io so che questa moltitudine di offese non è che goccia d’acqua in un braciere ardente.». Purificato dal proprio peccato e acceso dall’amore per Dio, il profeta è reso ardito: « Eccomi, manda me!»
È la stessa esperienza che fanno sia S. Paolo che S. Pietro: consapevoli della propria miseria, sperimentano che la misericordia di Dio è immensamente più grande e li chiama a fidarsi di Lui.
Nel Vangelo, infatti, assistiamo alla Chiamata di Pietro che, dopo avere ascoltato Gesù, è disposto a fidarsi di Lui, a mettere in discussione tutto ciò che conosce e ad affrontare la fatica che questo comporta (avevano già lavato e rassettato le reti!): «abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Questa fiducia operosa ottiene un frutto tanto abbondante da fare riconoscere a Pietro che è all’opera la potenza di Dio.
«abbiamo faticato tutta la notte». Viene messo in luce la differenza di chi “fatica” senza Dio e di chi lascia che la Grazia lo muova alla fatica: “ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me” (II lettura). Se “fatichiamo” secondo i nostri criteri, i nostri ragionamenti, anche dotti, secondo i nostri “programmi pastorali”, rischiamo di faticare in vano. Senza di Lui non possiamo far nulla. Per questo è indispensabile per ogni chiamato sperimentare la propria inadeguatezza, riconoscere la propria pochezza, e affidarsi realmente e totalmente a Colui che lo chiama. Lasciarsi guidare dalla Grazia. Solo in tal modo porteremo frutti.
A questo punto, però, vorrei sottolineare che tutti i battezzati siamo chiamati, tutti i battezzati abbiamo una missione da compiere: annunciare il Vangelo nel nostro contesto vitale, testimoniare la presenza di Gesù nel mondo attraverso di noi. Come potremo adempiere questa missione? Solo fidandoci di Lui, “gettando le reti” sulla Sua Parola e non su ciò che secondo la logica del mondo ci sembra ragionevole. Impariamo a scegliere e ad agire non in base alla sapienza e prudenza umana, ma in base alla logica del Vangelo. Sperimenteremo la potenza della Grazia.
Non lasciamoci spaventare dai nostri limiti, dai nostri peccati: l’Amore Misericordioso che ci chiama ci conosce e ci ama: non si scandalizza delle nostre miserie e ci dona la grazia per superarle. Fidiamoci di Lui e combattiamo virilmente per superare i nostri limiti e peccati. Non arrendiamoci alle nostre miserie, ma non scandalizziamoci: non siamo stati chiamati perché siamo “perfetti” o “degni”, ma per il mistero del Suo Amore gratuito.
Fra Marco