« … le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.» (Ef 3,2-3.5-6)
« … alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: “Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”» (Mt 2,1-12)
In questa solennità dell’epifania facciamo il memoriale della manifestazione di Gesù a tutte le “genti”, ai popoli pagani, non ebrei, rappresentati dai Magi. La Luce del mondo, infatti, viene per essere conosciuto da tutti i popoli e perché tutti possano scoprire in Lui il senso della vita.
Vorrei soffermarmi sulla modalità di questa manifestazione riportata nel vangelo odierno. “Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo” In queste parole dei Magi è sintetizzato il modo in cui tutti gli uomini di “buona volontà” possono accogliere la manifestazione del Signore: la Creazione (la stella) e la Scrittura, la sua autorivelazione al Suo popolo (… così è scritto per mezzo del profeta …).
I Magi si mettono in cammino guidati dalla Stella, simbolo della creazione scrutata con attenzione e sapienza. La creazione parla del Creatore, l’ordine del cosmo ci parla di colui che l’ha ordinato. Ogni uomo di buona volontà, scrutando la creazione e le sue leggi, può giungere a comprendere qualcosa del creatore (il fisico A. Zichichi, autore di “Perché io credo in colui che ha fatto il mondo”, è solo un esempio). Tuttavia ciò non basta: i Magi hanno bisogno di chiedere indicazioni ai rappresentanti del popolo eletto. L’uomo, cercatore di Dio anche a sua insaputa, non può da solo giungere a conoscerlo pienamente. Per questo Dio gli si fa incontro con la sua autorivelazione nella Scrittura e, nella pienezza del tempo, venendo Lui stesso a manifestare il Suo Amore per noi. Solo alla luce di questa rivelazione anche il cosmo torna ad avere un senso pieno (la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva).
… il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. La manifestazione di Dio, però, non è per tutti motivo di gioia. Gli Erode di ogni tempo vedono in Lui un avversario, una minaccia alla propria “sovranità”. L’uomo corrotto dal peccato cerca la grandezza, è assetato di Vita, ed è convinto di poterla avere solo senza Dio. Creato a immagine di Dio e per stare in comunione d’amore con Lui, l’uomo dopo il peccato non accetta limiti alla propria autonomia e si ribella contro il Creatore e le leggi della creazione.
Il Signore, però, oggi nel fragile segno di un bimbo in braccio a sua madre, ci rivela che non ci è avverso, non è nemico della nostra piena realizzazione; tutt’altro: le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità. Tutti i popoli, tutti gli uomini e le donne di buona volontà, sono chiamati alla pienezza di Vita, alla Vita eterna in Gesù Cristo.
Dinanzi questa rivelazione dell’amore del Signore, i Magi provarono una gioia grandissima. Anche noi, come loro, siamo chiamati quest’oggi, da uomini liberati dalla schiavitù del peccato e delle passioni, a prostrarci in adorazione del Signore della Vita.
Fra Marco