«Fratelli, tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo, che vengono ridotti al nulla.» (1Cor 2,6-10)
«Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.» (Mt 5, 17-37)
Dopo averci presentato, nelle domeniche scorse, ciò che siamo in forza del nostro Battesimo, questa domenica la Parola di Dio ci mette dinanzi la nostra libertà e l’uso che siamo chiamati a farne: ci fidiamo di Dio e cerchiamo di realizzare il Suo progetto d’amore per noi o viviamo la nostra storia senza tenere conto della Sua volontà? Spesso, soprattutto in questo ultimo periodo, si pone l’accento sulla Misericordia di Dio, dandone però un’interpretazione errata, quasi che, dato che Dio è Misericordioso, tutto è permesso. Come ci ricorda Papa Francesco nella Misericordiae Vultus: «La misericordia non è contraria alla giustizia ma esprime il comportamento di Dio verso il peccatore, offrendogli un’ulteriore possibilità per ravvedersi, convertirsi e credere.» (n. 21). Il Siracide, nella prima lettura, ci mette in guardia: “A ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà”!
Può capitare a volte che ci troviamo a vivere storie che non ci piacciono. In quel caso dobbiamo interrogarci: è una storia di “deserto” in cui mi conduce il Signore per farmi giungere alla “Terra promessa”, o è una storia che ho scelto io senza il Signore e che mi conduce a smarrire il senso della mia vita?
Nel caso in cui ci rendessimo conto di trovarci in questa seconda situazione, non disperiamo, ma “convertiamoci”, torniamo indietro, cominciamo a seguire le vie di Dio, la Sua volontà; fidiamoci del Signore capace di “scrivere dritto nelle righe storte degli uomini”, capace di trarci dalla morte alla vita.
Oggi il Signore ci invita a osservare la Sua Parola e a compiere la Sua volontà fidandoci di Lui. Per questo nel Vangelo ci dona una interpretazione autentica della Legge che la porta a compimento.
«... se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.» Scribi e Farisei, lo sappiamo bene, erano scrupolosi osservanti della Legge di cui si preoccupavano di mettere in pratica anche il più piccolo precetto; ciò che, però, Gesù rimprovera, è la loro osservanza puramente esteriore, arida, fatta per paura del castigo e per “meritare la salvezza”. La nostra “giustizia” (le nostre opere buone) non posso essere fatte così! Il Signore “guarda il cuore”, «egli vede ogni cosa» (I lettura). Le nostre opere buone devono essere motivate dall’amore per essere veramente opere di giustizia.
Purtroppo, anche oggi si può riscontrare in alcuni fratelli un atteggiamento farisaico. Capita, per esempio, che si vada alla Celebrazione eucaristica domenicale solo per adempiere il precetto e non per incontrare il Signore. In tal caso, cercherò una Messa breve, non mi preoccuperò di arrivare puntuale, non mi curerò di ascoltare le letture … Magari penso di avere adempiuto il precetto, ma non ho realmente incontrato il Signore.
Ancora: se mi confesso cinque minuti prima della Messa solo perché mi hanno insegnato che bisogna confessarsi per potere ricevere la Comunione, ma non ho fatto un serio esame di coscienza, non ho consapevolezza del mio peccato e, quindi, non intendo cambiare … se magari esordisco affermando: «io non ho peccati …»; oppure: «Le solite cose …»; magari penso di essere un buon cristiano, ma non ho davvero incontrato la Grazia: il Padre vuole darmi la Grazia e una vita più bella, ma io non sono disposto ad accoglierla.
Ricordiamo che il Signore guarda al cuore, all’intenzione con cui agiamo. È li che noi possiamo scegliere la vita o la morte. È dal cuore che scaturisce la bontà o la malizia delle nostre azioni. Ecco allora che l’omicidio, l’adulterio e ogni opera cattiva, prima di consumarsi esternamente si consumano nel cuore.
Se, pur non commettendo un omicidio, chiudo il cuore al fratello nel bisogno, non perdono e medito vendetta, lascio libero sfogo alla mia ira, o distruggo socialmente un mio fratello (facendolo passare per pazzo o stupido), io l’ho ucciso nel mio cuore. Se comincio a coltivare un “desiderio violento” per una donna/uomo sposata/o, un desiderio tale che aspetta solo l’occasione giusta per consumarsi, io nel mio cuore ho già commesso adulterio.
Oggi il Signore viene a chiederci di accoglierlo con il cuore, di osservare lo "spirito della legge" che è l'amore per Dio e per il fratello. Solo così il nostro culto, le nostre offerte, la nostra vita potrà essergli gradita.
Per trovare la forza di vivere così, alziamo lo sguardo e spingiamolo verso l’eternità che il Padre ha pensato per noi. Impariamo a relativizzare le cose della terra: la loro è un’importanza relativa (che è in relazione) a Dio. Non assolutizziamole, non permettiamo che ci dividano dal Padre, ma usiamone bene in vista dell’eternità.
Fr. Marco.