«Cristo, invece, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati, si è assiso per sempre alla destra di Dio, aspettando ormai che i suoi nemici vengano posti a sgabello dei suoi piedi.» (Eb 10,11-14.18)
«In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria.» (Mc 13,24-32)
Siamo giunti ormai al termine dell’anno liturgico (domenica prossima, con la solennità di Cristo Re, si concluderà) e la Parola ci mette dinanzi “le cose ultime”.
Il clima che pervade le letture di questa XXXIII domenica, tuttavia, è un clima di Speranza: là dove una certa “letteratura” e filmografia vedono soltanto catastrofe (la “fine del mondo”), il cristiano è chiamato a scorgere l’inizio della Vita Piena ed Eterna: la venuta finale del nostro Signore Gesù Cristo e la ricapitolazione della storia che confluisce nell’eternità. Un’eternità di gioia per coloro che hanno saputo attenderla e hanno vissuto tenendo costantemente lo sguardo su questo orizzonte; un’eternità di rovina (la “morte secunda” la chiamerebbe S. Francesco) per coloro che si sono lasciati rinchiudere negli stretti orizzonti del “mondo” ed hanno vissuto secondo la logica egoistica che il mondo insegna.
“In quel tempo …”; “In quei giorni …”. Il tempo e i giorni cui si riferiscono la prima lettura e il Vangelo, sono quelli in cui l’iniquità ha raggiunto il suo culmine; umanamente parlando, non si scorge più speranza: la misura è colma, le “tenebre” sembrano averla vinta.
Proprio al culmine dell’iniquità, però, quando sembrerebbe che tutto sia perduto, il cristiano sa che si manifesterà la Vittoria di Cristo: le “tenebre”, infatti, sono già sconfitte; il Signore Gesù Cristo ha già vinto il peccato, la morte e il mondo (II lettura). Ora si attende solo la manifestazione finale di questa vittoria.
È in questo tempo che siamo chiamati a scegliere con chi schierarci: se unirci al corteo trionfale di Cristo riconoscendo la sua Signoria e, quindi, obbedendo ala Sua volontà ; o schierarci con ciò che si oppone a Lui e procurarci, quando la vittoria di Cristo sarà manifesta, la rovina eterna.
È forte la tentazione di riconoscere nei nostri giorni “quei giorni”, il culmine dell’iniquità: gli orrori che sono successi a Parigi e a Beirut in questi ultimi giorni, possono farci pensare che il tempo è vicino. Senza cadere facili millenarismi, oggi Gesù nel Vangelo, con la parabola del fico, ci invita a sapere scorgere i “segni dei tempi”, a fare attenzione a non farci trovare impreparati all’arrivo dell’“estate”. Con il Mistero Pasquale di Cristo, sono iniziati gli “ultimi tempi” in cui celebriamo sempre “in attesa della Sua venuta” (vedi il Mistero della Fede). Gli eventi della vita, quindi diventano occasioni perché possiamo riconoscere l’imminenza della Sua venuta.
È importante per questo mantenere un clima di costante vigilanza; non a caso il Signore si rifiuta di rivelare il “quando”: per noi non è importante sapere il “quando”, ma è fondamentale mantenere desta la nostra attesa e il nostro desiderio perché, al momento dell’Incontro Finale, la nostra gioia sia piena.
Fra Marco