«Fratelli, siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi.» (1Ts 5,16-24)
«Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: “Tu, chi sei?”. Egli confessò e non negò. Confessò: “Io non sono il Cristo. … Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa”» (Gv 1,6-8.19-28)
In questa terza domenica di Avvento, la Liturgia si apre con l’invito, espresso nell’antifona di ingresso: «Rallegratevi sempre nel Signore … ». Per questo è detta anche domenica Gaudete. "Rallegratevi" è lo stesso invito che per tutto il tempo di Avvento ci siamo sentiti rivolgere nella lettura breve dei secondi vespri della domenica. Anche il motivo è lo stesso: il Signore è vicino.
Quest’oggi poi il motivo per rallegrarci ce lo mostrano ancora più estesamente i due testimoni dell’Avvento: il profeta Isaia e Giovanni il Battista, il precursore del Signore che lo ha indicato presente nel mondo. Nella prima lettura, infatti, il profeta Isaia ci presenta la venuta del Signore come il lieto annuncio rivolto ai miseri, un tempo di grazia e di liberazione per quanti hanno il cuore spezzato o sono schiavi. È il tempo della liberazione e della consolazione, è tempo in cui siamo raggiunti dall’amore misericordioso di Dio. Per questo è tempo di gioia vera ed autentica.
Nel Vangelo Giovanni il Battista, interrogato dai Giudei, dichiara che il suo compito è quello di parlare a favore della luce. Giovanni annuncia la Misericordia di Dio che viene nel mondo. Lo dice il suo stesso nome, Giovanni (Dio fa grazia), e il padre, Zaccaria, lo canta nei secoli col suo Benedictus: Dio è pieno di amore misericordioso per tutta l'umanità. Ecco il motivo per rallegrarsi.
La Liturgia della parola di questa domenica, però, ci da anche alcune indicazioni per potere partecipare della gioia messianica, per potere essere raggiunti dalla misericordia di Dio ed essere sempre lieti, come ci esorta a fare la seconda lettura.
La prima indicazione la trovo proprio nel brano tratto dalla prima lettera ai Tessalonicesi: in ogni cosa rendete grazie. Credo sia fondamentale coltivare questo senso di gratitudine, concentrarsi sugli innumerevoli doni che il Signore continuamente ci fa, per evitare che il maligno avveleni la nostra vita e ci tolga la gioia. In quest’ultima parte dell’Avvento, allora esercitiamoci nel ringraziare. Ringraziamo spesso e volentieri il Signore, ma ricordiamoci di ringraziarci spesso a vicenda.
L’altro fondamentale atteggiamento che ci permette di partecipare alla gioia messianica lo troviamo nel Vangelo ed è l’umiltà di Giovanni: «Io non sono il Cristo … a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». L’umiltà infatti è la verità di noi stessi. Non lo sminuirci, ma il riconoscere ciò che siamo ed i nostri limiti. Troppo spesso, invece, ci costruiamo un’idea troppo alta di noi stessi (Cfr. Rm 12,16) e ci affanniamo per mantenerla dinanzi a noi e dinanzi al mondo. Spesso questa fatica e gli inevitabili fallimenti di questi sforzi ci tolgono la gioia.
Io non sono il Cristo. Quanto è liberante ricordarmi che non sono io il Salvatore del mondo! Il mondo è già stato salvato. Il Signore è il Signore della Storia e, se glielo lascio fare, è capace di condurre la mia vita e quella dei miei fratelli a pienezza. Io ho le mie responsabilità, il mio compito, ma Io non sono il Cristo.
Pregate ininterrottamente. Quest'ultima indicazione dataci da s. Paolo, infine, compendia entrambe le condizioni su esposte: siamo invitati a pregare ringraziando continuamente il Signore per i suoi innumerevoli doni. Consapevoli dei nostri limiti, però, siamo anche invitati a pregare per chiedere al Signore di intervenire in quelle situazioni che superano le nostre possibilità.
Rallegriamoci, allora, nel Signore, lasciamoci possedere dalla gioia messianica liberandoci con la gratitudine dal veleno dell’invidia e della cupidigia; accogliendo umilmente i nostri limiti confidiamo nel Signore che viene a donarci la Gioia piena. Così facendo, saremo anche noi, come Giovanni, testimoni della presenza del Signore.
Fr. Marco