«Fratelli, vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti.» (1Cor 12,4-11)
«Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: “Non hanno vino”. E Gesù le rispose: “Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora”. Sua madre disse ai servitori: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”.» (Gv 2,1-11)
In questa seconda domenica del Tempo Ordinario, nel Vangelo si completa la manifestazione di Gesù cominciata con l’epifania e continuata con il battesimo (la voce dall’alto): con il primo segno Gesù manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
Il contesto in cui avviene il primo segno è un contesto nuziale. Si tratta di un simbolo potente già usato dai profeti (la prima lettura ne è un esempio) per descrivere il Patto di reciproca appartenenza tra JHWH e il popolo eletto.
In questo matrimonio viene a mancare il vino della gioia! Non c’è più festa. Il popolo ha dimenticato chi è il suo Dio; ha assolutizzato la legge e vive il suo rapporto con Dio come un adempimento di doveri in cui cerca il tornaconto immediato (do ut des: do affinché tu dia): celebra il culto per avere salute e ricchezza; cerca i doni di Dio dimenticando il Datore di ogni bene, il Signore che opera tutto in tutti.
Non a caso, quando la Madre fa notare a Gesù che non hanno più vino, Lui risponde facendo allusione all’Ora. Solo nell’Ora della Sua Gloria (come Giovanni legge la passione, morte e resurrezione) in cui verrà sancita la Nuova ed Eterna Alleanza tornerà la gioia piena.
Alla risposta di Gesù, che sembra volere negare il suo intervento, fa seguito un ordine della Madre ai servi: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”. Potenza della fede: Maria, con la sua fiducia nell’intervento del Figlio, in qualche modo anticipa l’Ora. Non si lascia scoraggiare dall’apparente diniego di Gesù.
Vorrei soffermarmi brevemente su ciò che la Madre ci insegna in questo contesto: il potere della preghiera fiduciosa e perseverante, e la necessità di fare Qualsiasi cosa vi dica, cioè anche ciò che può sembrarci illogico, non secondo il nostro modo di pensare (per es. riempire di acqua le giare per rimediare alla mancanza di vino). Finché non accoglieremo la Sua logica nella nostra vita, finché non accetteremo, concretamente ed esistenzialmente, la Sua signoria sulla nostra vita, non potremo gustare il vino della gioia che Lui vuole darci.
Dato il contesto nuziale in cui avviene il primo segno, è naturale un riferimento a come oggi il mondo intende il matrimonio. Perfino alcuni cristiani hanno dimenticato che il matrimonio è immagine dell’amore di Cristo per la Chiesa (cfr Ef 5,31-32), un amore in cui l’uno è tutto per l’altra e viceversa. Oggi il matrimonio è visto da molti quasi esclusivamente come una ricerca di appagamento egoistico: l’altro/a mi deve rendere felice; quando non adempie più il mio scopo (non mi soddisfa) lo posso cambiare. La prospettiva è ego centrata e Dio non trova posto nel rapporto di coppia. Per questo anche in molti matrimoni odierni viene a mancare il vino. È necessaria una “conversione”, cambiare la prospettiva in cui si vive e riammettere Dio all’interno del rapporto matrimoniale. Solo così tornerà ad esserci il vino della gioia un vino che nessun altro può donarci.
Fr. Marco