«Cristo … nello spirito andò a portare l’annuncio anche alle anime prigioniere, che un tempo avevano rifiutato di credere, quando Dio, nella sua magnanimità, pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell’acqua.» (1Pt 3,18-22)
«In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.» (Mc 1,12-15)
Come ogni anno, nella prima domenica di Quaresima la Parola ci conduce nel deserto con Gesù. Il deserto è il luogo dell’intimità con Dio, ma è anche il luogo della tentazione. È nel deserto, infatti che, sperimentando la propria debolezza, l’uomo può comprendere ciò che è essenziale per la sua vita.
La prima lettura tratta dalla Genesi, ci ha fratto ascoltare l’alleanza che Dio ha stabilito con Noè e, in lui, con l’umanità intera dopo la distruzione del diluvio causato dal peccato dell’uomo. È un nuovo inizio, una nuova alba del mondo.
Anche s. Pietro, nella seconda lettura, ci parla di un nuovo inizio: i battezzati, rinati dalle acque di cui quelle del diluvio erano immagine, sperimentano la salvezza che li introduce in una nuova vita.
La pericope evangelica odierna, infine, segue immediatamente il racconto del battesimo di Gesù al Giordano. Gesù è condotto dallo Spirito nel deserto. La Voce dal Cielo lo aveva proclamato Figlio prediletto in cui il Padre si è compiaciuto; a partire da questa rivelazione Gesù ha bisogno di restare in intimità con il Padre.
Nel deserto rimase quaranta giorni. Immediato è il riferimento ai quarant’anni di Israele nel deserto. Quaranta indica il tempo della preparazione attraverso la prova. Israele, messo alla prova, cade nella mormorazione per la mancanza di cibo, di acqua ecc.
Anche Gesù nel deserto è tentato, ma, restando unito al Padre e accogliendo pienamente la Sua volontà, vince la tentazione. In qualche misura, l’evangelista Marco ci presenta Gesù come il Nuovo Adamo: in armonia con il creato (le bestie selvatiche) e servito dagli angeli perché obbediente al Padre.
Dopo che Giovanni fu arrestato. Da notare che l’evangelista Marco, per indicare l’arresto di Giovanni, usa il termine “consegnato” alludendo in maniera profetica, fin dagli inizi del ministero pubblico, alla Passione di Cristo. Gesù, vinta la tentazione e avendo accolto pienamente la volontà del Padre, inizia il suo ministero pubblico: annunzia il “compimento del tempo”, l’adempimento delle promesse, l’avvento del Regno.
Per entrare nel Regno, nell’alleanza definitiva che il Padre vuole stabilire con l’umanità intera, è necessario, però, convertirsi e credere, o meglio: convertirsi per credere alla buona notizia della salvezza; fidarsi del Dio che si è rivelato in Gesù Cristo e rinunciare ai nostri idoli: l’avere, il potere, l’illusione di salvarsi con le proprie forze …
È per questo che all’inizio di questa quaresima anche noi veniamo chiamati ad “entrare nel deserto”, a vivere un periodo di più intensa intimità con il Padre e a rinunciare a ciò che ci allontana da Lui o pretende di sostituirlo nel darci la Vita. Siamo chiamati a sperimentare che solo Lui è capace di darci ciò che veramente ci sazia.
Fr. Marco.