La cronaca attuale, ed in particolare le notizie riguardo il tifone Haiyan che ha colpito le Filippine, dove ha causato più di diecimila morti, e che si sta spostando verso il Vietnam, potrebbero avere risvegliato in qualcuno pensieri apocalittici: «La fine del mondo è vicina!».
Facciamo attenzione a ricordare, però, che Gesù non ha mai voluto rispondere a coloro che gli chiedevano il “quando” e il “come” del “Giorno del Signore”: ciò che è importante non è sapere quando o come, ma vivere ogni giorno della nostra vita in attesa (e quindi in preparazione) dell’incontro finale con il Signore della Vita.
“Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi dico …” Anche oggi, come ai tempi di Gesù, siamo tentati di chiederci come possa il Signore permettere tanta distruzione e tale tragedie; qualcuno potrebbe anche vedere nel tifone (ed in altre catastrofi naturali), una punizione divina.
Il Maestro contraddice questa lettura. La costante conversione, ecco l’atteggiamento che Gesù vuole ispirare nei suoi ascoltatori. È con questo intento che parla di coloro che sono morti nel crollo della torre di Siloe: non erano più peccatori di altri, ma dalla loro morte può venire a noi un appello a convertirci per essere trovati pronti quando il Signore (che viene “come un ladro di notte” Cfr. Mt 24,43) ci chiamerà a se.
Accogliendo, quindi, l’appello alla conversione, non facciamo mancare a questi nostri fratelli e sorelle che hanno perso tutto la nostra solidarietà che può esprimersi in vari modi, non ultimo la preghiera. Al contempo, però, prepariamoci anche noi all’incontro con il Signore perché quel giorno non ci piombi addosso come un laccio (Lc 21, 34).
Fra Marco