«Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza contese.» (1Tm 2,1-8)
«Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.» (Lc 16, 1-13)
La Parola di questa domenica, a prima vista, ha qualcosa di sconvolgente: il Signore loda l’amministratore disonesto. A meglio guardare, però, quella che è lodata non è la disonestà (ovviamente), ma la scaltrezza, o più precisamente la previdenza: l’amministratore si rende conto di ciò che sta succedendo, fa i suoi calcoli, e prende provvedimenti. La sua scaltrezza sta nel non lasciarsi ingannare dalla “disonesta ricchezza”; disonesta perché promette vita e felicità che non può dare.
L’amministratore è lodato perché non si lascia ingannare, non si lascia travolgere dagli eventi: prende in mano la situazione ed è capace di fare scelte anche costose per assicurarsi un avvenire. Nel chiamare i debitori del suo padrone, infatti, rinuncia al suo immediato e disonesto guadagno per “farsi degli amici” che lo accolgano in futuro.
È a questo atteggiamento che ci invita Gesù: il Regno è vicino e saremo chiamati a rendere conto di come abbiamo amministrato i beni che ci sono stati affidati. Gesù ci invita a “farci furbi” e a fare scelte che ci assicurino la salvezza eterna. Ci invita a farci amici coloro che possono accoglierci nel Regno: i poveri, gli ultimi, i più piccoli; tutti coloro dei quali Gesù ha detto: “quello che avete fatto a loro, l’avete fatto a me” (Cfr. Mt 25, 31-46).
I “figli di questo mondo” conoscono bene questa scaltrezza: sono disposti a rinunce e sacrifici per ottenere l’amicizia di qualcuno la cui parola conti. La loro prospettiva è, però, molto limitata: pensano che il potere e la ricchezza in questo mondo potranno dare loro la Vita di cui ogni uomo è assetato; sperimentano, invece, che potere e ricchezza non bastano mai.
Che tristezza quando anche i “figli della luce” si fanno accecare dalla limitata prospettiva intramondana e vanno in cerca di ricchezza e potere; magari proprio a scapito di quegli amici di Dio che sono i piccoli e i poveri!
Gesù oggi ci invita ad alzare lo sguardo e a farci furbi: la nostra prospettiva è il Regno dei Cieli, la Vita vera che Lui solo può darci. Usiamo bene dei doni che siamo chiamati ad amministrare, non lasciamoci accecare dalle ricchezze come se queste potessero darci la vita con il solo accumularle. Impariamo a condividerle con gli “amici di Dio” per essere accolti nella vera Vita. Una Vita eterna che comincia qui nella gioia della condivisione, nell’amare e sentirsi amati, ma che andrà di pienezza in pienezza per l’Eternità.
Voglio concludere con un pensiero di San Basilio Magno il quale ci ricorda che i beni della terra non sono “miei”, ma “nostri” e vanno condivisi: «Il pane che a voi sopravanza è il pane dell’affamato. Il vestito che è appeso nel vostro armadio è il vestito di chi è nudo. Le scarpe che voi non portate sono le scarpe di chi è scalzo. Il denaro che voi tenete nascosto è il denaro del povero».
Fra Marco.