«Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani, e pace a coloro che erano vicini.» (Ef 2,13-18)
«“Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’”. … Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.» (Mc 6,30-34)
In questa XVI domenica del TO, la Parola ci mostra Gesù come il Pastore che si prende cura dei "vicini" e dei "lontani" (seconda lettura), capace di muoversi a compassione sia per la stanchezza dei suoi sia per le folle di cui nessuno si cura.
Nella prima lettura ascoltiamo per bocca del profeta il rimprovero che Dio rivolge ai pastori che non si prendono cura del gregge loro affidato, ma che lo sfruttano e allontanano i più bisognosi. Oltre alla punizione dei pastori, il Signore promette che Lui stesso si prenderà cura delle sue pecore e susciterà un Pastore che salverà il suo popolo.
Il Vangelo si apre proprio sulla scena del Pastore che si preoccupa per i suoi collaboratori: li ha inviati ad annunciare (Mc 6, 7-13) ed ora tornano entusiasti, ma stanchi. Il Maestro ha compassione di loro e li invita a ritirarsi per recuperare le forze: “Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’”. Il loro “ritiro”, però, non dura che il tempo della traversata del lago in cui sicuramente si saranno attardati a riposare e pescare (tanto che le folle li possono precedere a piedi sull’altra riva).
Appena sbarcati, infatti, scorgono una folla affamata di Parola (la moltiplicazione dei pani avverrà solo successivamente). Le pecore hanno riconosciuto la voce del Pastore e lo seguono. Gesù ha compassione di questa folla e dà loro ciò ci cui hanno veramente bisogno: la Parola prima ancora del pane (la moltiplicazione dei pani sarà raccontata nei versetti immediatamente successivi).
Oggi la Parola è rivolta, quindi, in prima istanza ai pastori, collaboratori del Pastore, per esortarli a prendersi cura delle pecore loro affidate; ma si rivolge anche alle pecore, a coloro i quali hanno riconosciuto la voce del Pastore e intendono seguirlo. Ad entrambi insegna uno “stile pastorale” fatto di tempi di attività, ma anche di tempi di riposo in cui vivere una maggiore intimità con il Pastore; ad entrambi insegna che ciò di cui c’è veramente bisogno, prima ancora del pane, è la Parola che dia senso e gusto alla vita; diversamente non ci sarà pane capace di saziare la “fame di vita” del popolo di Dio. La Parola di oggi, infine, esorta tutti pastori e pecore, alla “compassione”, ad avere “viscere di misericordia” per coloro i quali hanno perso il senso del vivere e, allontanati da tutti, brancolano alla ricerca della Vita e spesso incontrano il non senso e la morte.
L’ultima cosa che vorrei sottolineare è che nel vangelo odierno, stranamente, non è il Pastore ad andare in cerca delle “pecore smarrite”, ma sono queste ultime che, avendone riconosciuto la voce, vanno in cerca del Pastore. Non ci è lecito, quindi, quando ci smarriamo, restare in passiva attesa che il pastore ci venga a cercare. Il Pastore ci cerca, perché ci ama, e i pastori suoi collaboratori non possono omettere la ricerca dei lontani, ma anche questi ultimi devono attivarsi alla ricerca del Pastore che può saziare la loro fame.
Fr. Marco