(Pio XII, enciclica Haurietis aquas, sulla devozione al Sacratissimo Cuore di Gesù, 15 Maggio 1956)
[…] Palpita d’amore il Cuore adorabile di Gesù Cristo, all’unisono con il suo amore umano e divino, allorché, come ci rivela l’Apostolo, non appena la Vergine Maria ha pronunziato il suo magnanimo «Fiat» […] Palpitava altresì d’amore il Cuore del Salvatore, sempre in perfetta armonia con gli affetti della sua volontà umana e con il suo amore divino, quando Egli intesseva celestiali colloqui con la sua dolcissima Madre, nella casetta di Nazaret, e col suo padre putativo Giuseppe, cui obbediva prestandosi come fedele collaboratore nel faticoso mestiere del falegname Parimente palpitava d’amore il Cuore di Cristo, ancora in pieno accordo col suo duplice amore spirituale, nelle continue sue peregrinazioni apostoliche; nel compiere gli innumerevoli prodigi d’onnipotenza, con i quali o risuscitava i morti, o ridonava la salute ad ogni sorta di infermi; nel sopportare fatiche, il sudore, la fame, la sete; nelle lunghe veglie notturne trascorse in preghiera al cospetto del celeste suo Padre; e, infine, nel pronunziare i discorsi, e nel proporre e spiegare le parabole, specialmente quelle che più ci parlano della sua misericordia, come la parabola della dramma perduta, della pecorella smarrita e del figliuol prodigo. E veramente, anche attraverso le parole di Dio, come osserva San Gregorio Magno, si è manifestato il Cuore di Dio: «Intuisci il Cuore di Dio nelle parole di Dio, affinché più ardentemente esperimenti l’attrattiva dei beni eterni ». Palpitava ancor più d’amore il Cuore di Gesù Cristo, quando dalle di Lui labbra uscivano accenti ispirati ad ardentissimo amore. Così, ad esempio, quando dinanzi allo spettacolo di turbe stanche ed affamate, esclamava: « Ho compassione di questo popolo » (Mc 8,2); e, nel rimirare la prediletta città di Gerusalemme votata all’estrema rovina a causa della propria ostinazione, le rivolgeva questo accorato rimprovero […] (Cfr. Mt 23,37). Palpitava ancora di amore e di santo sdegno il suo Cuore nel veder il sacrilego commercio che si faceva nel tempio, ond’è che rivolse ai profanatori queste severe parole […] (Cfr. Mt 21,13). Ma particolarmente di amore e di timore palpitò il Cuore di Gesù nella imminenza dell’ora della Passione, allorché, provando naturale ripugnanza dinanzi al dolore e alla morte ormai incombenti, esclamò: « Padre mio: se è possibile passi da me questo calice! » (Mt 26,39); palpitò poi di amore e di intensa afflizione quando, al bacio del traditore, Egli oppose quelle sublimi parole, che suonarono come un ultimo invito rivolto dal misericordiosissimo suo Cuore all’amico, che con animo empio, fedifrago e sommamente ostinato si accingeva a consegnarlo nelle mani dei carnefici […] (Cfr. Mt 26,50); […] Ma è soprattutto sulla croce che il Divin Redentore sente il suo Cuore, divenuto quasi torrente impetuoso, ridondare dei sentimenti più vari; cioè di amore ardentissimo, di angoscia, di compassione, di acceso desiderio, di quiete serena, […] E chi potrebbe degnamente descrivere i palpiti del Cuore divino del Salvatore, indizi certi del suo infinito amore, nei momenti in cui Egli offriva all’umanità i suoi doni più preziosi: Se stesso nel Sacramento dell’Eucaristia, la sua Santissima Madre e il Sacerdozio? […] Si può quindi a buon diritto affermare che la divina Eucaristia, sia come Sacramento che come Sacrificio, di cui Egli stesso è dispensatore e immolatore mediante i suoi Ministri […] come pure il Sacerdozio, sono doni palesi del Cuore Sacratissimo di Gesù. Ma anche Maria, l’alma Madre di Dio e Madre nostra amantissima, è un dono preziosissimo del Cuore Sacratissimo di Gesù. Era giusto, infatti, che Colei, che era stata la Genitrice del Redentore nostro secondo la carne, ed a Lui era stata associata nell’opera di rigenerazione dei figli di Eva alla vita della grazia, fosse da Gesù stesso proclamata Madre spirituale dell’intera umanità. […] Non contento del dono incruento di sé, sotto le specie del pane e del vino, il Salvatore nostro Gesù Cristo vi volle aggiungere, come suprema testimonianza della sua profonda, infinita dilezione, il Sacrificio cruento della Croce. Così facendo, Egli dava l’esempio di quella sublime carità, che aveva indicato ai suoi discepoli come meta finale dell’amore con queste parole: « Nessuno ha un amore più grande di questo, di uno che dia la vita per i suoi amici » (Gv 15,13). Pertanto, l’amore di Gesù Cristo Figlio di Dio svela nel Sacrificio del Golgota, e nel modo più eloquente, l’amore stesso di Dio: « Da questo abbiamo conosciuto la carità di Dio, perché Egli ha dato la sua vita per noi, e così noi dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli » (1Gv 3,16). E in realtà, il nostro divin Redentore è stato confitto al legno della Croce più dalla veemenza interiore del suo amore che dalla brutale violenza esterna dei suoi carnefici; e il suo volontario olocausto è il dono supremo che il suo Cuore ha fatto ad ogni singolo uomo, secondo la incisiva sentenza dell’Apostolo: « (Il) Figlio di Dio … mi ha amato e ha dato se stesso per me » (Gal 2,20). Non vi può essere dunque alcun dubbio che il Cuore sacratissimo di Gesù, compartecipe così intimo della vita del Verbo Incarnato, e perciò assunto quasi a strumento congiunto della Divinità, non meno delle altre membra dell’umana natura nel compimento di tutte le sue opere di grazia e di onnipotenza, sia anche divenuto il simbolo legittimo di quella immensa carità, che spinse il Salvatore nostro a celebrare nel sangue il suo mistico matrimonio con la Chiesa […] La Chiesa, quindi, vera ministra del Sangue della Redenzione, è nata dal Cuore trafitto del Redentore; e dal medesimo è parimente sgorgata in sovrabbondante copia la grazia dei Sacramenti, che trasfonde nei figli della Chiesa la vita eterna, come ben ci ricorda la sacra Liturgia: « Dal Cuore trafitto nasce la Chiesa a Cristo congiunta … Tu, che dal Tuo Cuore fai sgorgare la grazia ». […] Pertanto, la ferita del Cuore Sacratissimo di Gesù, ormai spirato, doveva rimanere nei secoli la vivida immagine di quella spontanea carità, che aveva indotto Dio stesso a dare il suo Unigenito per la redenzione degli uomini, e con la quale Cristo amò noi tutti con amore sì veemente, da offrirsi come vittima d’immolazione cruenta sul Calvario: « Cristo amò noi, e diede se stesso per noi, oblazione e sacrifizio a Dio, profumo di soave odore » (Ef 5,2). Dopo che il Salvatore nostro ascese al cielo e si assise alla destra del Padre nello splendore della sua umanità glorificata, non ha cessato di amare la Chiesa, sua sposa, anche con quell’ardentissimo amore, che palpita nel suo Cuore. Egli, infatti, ascese al cielo recando nelle ferite delle mani, dei piedi e del costato i trofei luminosi della sua triplice vittoria: sul demonio, sul peccato e sulla morte; e recando altresì nel suo Cuore, come riposti in un preziosissimo scrigno, quegli immensi tesori di meriti, frutti del suo triplice trionfo, che adesso dispensa in larga copia al genere umano redento. […] La donazione dello Spirito Santo, fatta ai discepoli, è il primo segno perspicuo della munifica carità del Salvatore dopo la sua trionfale ascensione sino alla destra del Padre. […] Il quale Spirito Paraclito, essendo l’Amore mutuo, personale, col quale il Padre ama il Figlio e il Figlio il Padre, da ambedue è inviato, e sotto il simbolo di lingue di fuoco investe gli animi dei discepoli con l’abbondanza della divina carità e degli altri celesti carismi. Ma questa infusione di superna carità emana altresì dal Cuore del Salvatore nostro, « in cui sono riposti tutti i tesori della sapienza e della scienza » (Col 2,3). […] Nulla dunque ci vieta di adorare il Cuore sacratissimo di Gesù, in quanto è compartecipe e il simbolo più espressivo di quella inesausta carità, che il Divin Redentore nutre tuttora per il genere umano. Esso, infatti, benché non sia più soggetto ai turbamenti della vita presente, è sempre vivo e palpitante, e in modo indissolubile è unito alla Persona del Verbo di Dio e, in essa e per essa, alla divina sua volontà. Perciò, essendo il Cuore di Cristo ridondante di amore divino ed umano, e ricolmo dei tesori di tutte le grazie, conquistati dal Redentore nostro con i meriti della sua vita, delle sue sofferenze e della sua morte, è senza dubbio la sorgente di quella perenne carità, che il suo Spirito diffonde in tutte le membra del suo Corpo Mistico. Nel Cuore pertanto del Salvatore nostro vediamo in qualche modo riflessa l’immagine della divina Persona del Verbo, come pure l’immagine della sua duplice natura, l’umana cioè e la divina; e vi possiamo ammirare non soltanto il simbolo ma anche, per così dire, la sintesi di tutto il mistero della nostra redenzione. Adorando il Cuore sacratissimo di Gesù in esso e per esso noi adoriamo sia l’amore increato del Verbo Divino, sia il suo amore umano con tutti gli altri suoi affetti e virtù, poiché e quello e questo spinsero il nostro Redentore ad immolarsi per noi e per tutta la Chiesa sua Sposa […] Come « nei giorni della sua vita nella carne »(EB 5,7), così ora ch’è trionfante nei Cieli, Egli supplica il Padre con non minore efficacia; […] Egli mostra il suo Cuore vivo e ferito dall’amore, ben più profondamente che non lo sia stato, ormai esanime, dal colpo di lancia del soldato romano: « Per questo è stato trafitto [il tuo Cuore] affinché, attraverso la ferita visibile, vedessimo la ferita invisibile dell’amore »(S. Bonaventura). […]
(Pio XII, enciclica Haurietis aquas, sulla devozione al Sacratissimo Cuore di Gesù, 15 Maggio 1956)
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Mi presento ...Fra Marco. Frate cappuccino e sacerdote. Sono un sognatore, se per sognatore si intende chi cerchi un mondo dove sia l’Amore, quello vero, la regola delle relazioni. Credo che l’amore sia quella forza capace di cambiare il mondo attorno a noi per farlo diventare migliore… in ogni senso Archives
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