«Da questo sappiamo di averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: “Lo conosco”, e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità.» (1Gv 2,1-5)
«… i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus narravano … ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto Gesù nello spezzare il pane. Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. … Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture …». (Lc 24,35-48)
In questa terza domenica di Pasqua, il Vangelo si apre ricollegandosi strettamente all’apparizione del Risorto ai “discepoli di Emmaus”: mentre i discepoli sono radunati e si scambiano i racconti dei loro personali incontri con il Risorto, Gesù “sta” in mezzo a loro e dona loro, ancora una volta, la Pace, quella pace che è la piena riconciliazione con Dio grazie alla quale è possibile la riconciliazione con i fratelli e il creato.
Mi colpisce che ancora una volta i discepoli siano spaventati e confusi: la resurrezione gloriosa di Cristo sconvolge ogni logica umana, non può essere “incasellata”; non si può assimilare a nessuna esperienza precedente: è qualitativamente diversa dalle “rivitalizzazioni” operate durante il ministero pubblico di Gesù.
«Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma» Vorrei soffermarmi su questa notazione dell’evangelista perché è un pericolo reale anche per noi: l’evento Cristo è talmente sconvolgente ed ha implicazioni tali, che non è difficile che anche noi lo releghiamo ai “confini del reale”; Gesù diventa per noi un’“ombra”, qualcuno vissuto nel passato, di cui ci ricordiamo, magari, la domenica durante la Messa, ma che poco ha a che fare con la nostra quotidianità.
Oggi Gesù viene a ricordarci che è reale, che si fa nostro compagno di cammino, che vuole “stare in mezzo” a noi. Viene a mostrarci ciò che in quel pane spezzato, mediante il quale i discepoli di Emmaus lo hanno riconosciuto, è rappresentato sacramentalmente: mostra ai discepoli i segni della Passione, il Suo Corpo spezzato per noi. Per vincere l’incredulità dei discepoli, infine, apre le loro menti alla comprensione delle Scritture. Parola di Dio e Pane Spezzato: ecco il modo in cui anche noi oggi, durante la celebrazione eucaristica domenicale possiamo fare esperienza del Risorto!
Perché questo incontro, però, sia possibile, è necessario che accogliamo l’invito che Pietro ci fa nella prima lettura: «Convertitevi e cambiate vita!». Bisogna lasciare le vie dell’egoismo e percorrere la via dell’Amore. Bisogna cambiare il nostro modo di pensare e di vivere per potere accogliere l’inedito, la novità assoluta della Vita Nuova che Cristo è venuto a regalarci. Bisogna riconoscere i propri peccati e prenderne la distanza, se vogliamo accogliere in noi la Gioia che viene dall’incontro con il Risorto, una gioia che il mondo non conosce e non può donarci.
Noi abbiamo incontrato il Risorto? Davvero lo “conosciamo”, cioè ne abbiamo fatto esperienza? Oggi Giovanni, nella seconda lettura ci indica un criterio per scoprirlo: «Da questo sappiamo di averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti». L’obbedienza alla logica del Vangelo, quindi, diventa il criterio per sapere se davvero l’abbiamo incontrato; l’obbedienza ai comandamenti che, lo sappiamo bene, hanno la loro radice e il loro spirito nel duplice comandamento dell’amore di Dio e dei fratelli.
Siamo capaci di Amare Dio concretamente e non “a parole e con la lingua”, dandogli il primo posto nella nostra vita, o abbiamo altri idoli a cui sacrifichiamo tempo ed energie? Siamo capaci di Amare i fratelli anche quando ci fanno del male (perdonandoli e pregando per loro), o li consideriamo solo in funzione utilitaristica al nostro benessere? Ricevendo il Corpo di Cristo, facciamo comunione con Lui che “si spezza”, si fa dono, per Amore del Padre e dei fratelli. Viviamo nella quotidianità la dimensione dello “spezzarci per amore”?
Da questo dipende la nostra possibilità di incontrare Gesù risorto e di Vivere da risorti sperimentando quella “Vita eterna” qualitativamente differente che comincia già qui. Auguri.
Fra Marco