Quest’oggi il Maestro ci indica ancora la Via della Vita che passa imprescindibilmente per la croce accolta e abbracciata per amore.
Chi vuole salvare la propria vita, chi ha l’unica preoccupazione di giungere alla propria felicità, chi vive sempre “in difesa” pretendendo di proteggersi sempre da questo e da quello, chi ha come unica preoccupazione la propria vita, andrà incontro al fallimento: la sua vita sarà inutile come un seme sterile, incapace di portare frutto.
Oggi il Maestro ci insegna la via della sequela sulla via della donazione d’amore come servizio a Lui gradito. È l’unica via perché la nostra vita possa essere piena e “degna di essere vissuta”. Una via “in salita”, faticosa e difficile, ma l’unica via che conduce alla Vita (differente dalla “sopravvivenza”).
Spesso, dinanzi la croce siamo tentati di cercare scorciatoie e vie più comode; il “mondo” ci insegna che dobbiamo curarci principalmente di “stare bene”, ma ogni volta che lasciamo la via della croce sperimentiamo solo una maggiore sofferenza in noi e in chi ci sta accanto. Ogni volta che ci occupiamo di cercare la nostra egoistica felicità, falliamo. Oggi Gesù ci insegna che per giungere alla Vita dobbiamo fare della nostra esistenza un dono. Occuparci di fare felici chi il Signore ci ha messo accanto.
Scegliamo allora quale maestro seguire: il Signore e Maestro capace di darci la Vita, o i maestri, gli idoli, di questo mondo?
«Uno spirito puro, saldo e semplice non si perde anche se si adopera in molteplici faccende, perché tutto egli fa a onore di Dio, sforzandosi di astenersi da ogni ricerca di sé. Che cosa ti lega e ti danneggia di più dei tuoi desideri non mortificati? L’uomo retto e devoto prepara prima, interiormente, le opere esterne che deve compiere. Così non saranno queste ad indurlo a desideri volti al male; ma sarà lui invece che piegherà le sue opere alla scelta fatta dalla retta ragione. Nessuno sostiene una lotta più dura di colui che cerca di vincere se stesso. Questo appunto dovrebbe essere il nostro impegno: vincere noi stessi, farci ogni giorno superiori a noi stessi e avanzare un poco nel bene. … Perciò la constatazione della tua bassezza costituisce una strada che conduce a Dio più sicuramente che una dotta ricerca filosofica. …
Che se la gente mettesse tanta attenzione nell’estirpare i vizi e nel coltivare le virtù, quanta ne mette nel sollevare sottili questioni filosofiche non ci sarebbero tanti mali e tanti scandali tra la gente, e nei conventi non ci sarebbe tanta dissipazione. Per certo, quando sarà giunto il giorno del giudizio, non ci verrà chiesto che cosa abbiamo studiato, ma piuttosto che cosa abbiamo fatto, né ci verrà chiesto se abbiamo saputo parlare bene, ma piuttosto se abbiamo saputo vivere devotamente. Dimmi: dove si trovano ora tutti quei capiscuola e quei maestri, a te ben noti mentre erano in vita, che brillavano per i loro studi? Le brillanti loro posizioni sono ora tenute da altri, e non è detto che questi neppure si ricordino di loro. Quando erano vivi sembravano essere un gran che, ma ora di essi non si fa parola. Oh, quanto rapidamente passa la gloria di questo mondo ! E voglia il cielo che la loro vita sia stata all’altezza del loro sapere; in questo caso non avrebbero studiato e insegnato invano. Quanti uomini si preoccupano ben poco di servire Iddio, e si perdono a causa di un vano sapere ricercato nel mondo. Essi scelgono per sé la via della grandezza, piuttosto di quella dell’umiltà; perciò si disperde la loro mente (Rm1,21). Grande è, in verità, colui che ha grande amore, colui che si ritiene piccolo e non tiene in alcun conto anche gli onori più alti. Prudente è, in verità, colui che considera sterco ogni cosa terrena, al fine di guadagnarsi Cristo Fil3,8). Dotto, nel giusto senso della parola è, in verità, colui che fa la volontà di Dio buttando in un canto la propria volontà.» (L’imitazione di Cristo, Libro I, cap. 3)